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Ilizarov, una gabbia di ferro per guarire le ossa e le fratture delle articolazioni

29/06/2004

Malformazioni e patologie di origine traumatica. Patologie in seguito di interventi chirurgici e nella crescita delle ossa. Un quadro ampio, dove emerge, come caso più diffuso una malformazione neo natale, il piede torto congenito, che può essere corretto in modo graduale e progressivo con una particolare metodo di cura, utilizzando dei fissatori esterni; in Humanitas tale metodo è affidato al dottor Alexander Kirienko, specialista ortopedico di origine russa, che ha lavorato a stretto contatto con il prof. Ilizarov nel suo centro in Siberia fino al 1992.

Dottor Kirienko, che cosa sono i fissatori esterni?

I fissatori esterni sono strumenti chirurgici utilizzati in Ortopedia per la cura di fratture (plurime, esposte con perdita di sostanza ossea, con o senza interessamento articolare) e soprattutto di deformità di arti, casi per i quali rappresentano l’unica metodica realmente efficace.

Che cos’è, invece, il fissatore esterno di Ilizarov?

Il fissatore esterno Ilizarov prende il nome dal suo ideatore, Gavril Abramovich Ilizarov che lo ha perfezionato fra il 1951 e il 1992. Si tratta di una sorta di “gesso aperto” di composizione metallica che è applicato all’arto del paziente attraverso intervento chirurgico.
La metodica Ilizarov permette di curare, in modo graduale ma definitivo, le patologie a carico del sistema osseo che necessitano un allungamento delle ossa o una correzione delle deformità.

Si possono fare degli esempi?

Il caso del piede è esemplare dell’efficacia della metodica Ilizarov. Essa permette, infatti, di curare definitivamente deformità molto complesse, anche già trattate e recidive.
Il piede torto congenito, la malformazione neo natale più diffusa, è corretto in modo graduale e progressivo, senza strappi e danni ai tessuti molli, che possono crescere contemporaneamente all’allungamento dell’osso, e soprattutto senza conseguenze invalidanti. Ma soluzione definitiva hanno anche altre patologie, quali l’emimelia (una gamba più corta dell’altra), artrogripposi (rigidità articolare), spina bifida (malformazione della colonna vertebrale con serie conseguenze al piede), alcuni casi di paralisi cerebrale infantile, esiti di poliomelite, deformità post traumatiche e artrosi.

In quali altri casi si applica il fissatore Ilizarov?

Possiamo parlare di quattro grosse categorie. La prima: patologie di origine traumatica, dove possiamo elencare fratture esposte, pluriframmentarie, anche con perdita di sostanza ossea, nelle fratture intrarticolari e quelle vicine alle articolazioni.
La seconda: patologie a seguito di interventi chirurgici; troviamo deformazioni post traumatiche ed esiti di precedenti trattamenti, pseudoartrosi (ritardo di consolidamento osseo in seguito a una frattura) con o senza perdita di sostanza ossea, pseudoartrosi infette e tutte le patologie conseguenti a infezioni dell’osso.
La terza: patologie nella crescita delle ossa. Nanismo (acondroplasia), displasie ossee, ipoplasie osse dell’arto superiore o aplasia del radio, malformazioni congenite del piede e della mano.
Ed infine, patologie in esiti di varie malattie: artrosi con deformità degli arti, esiti tubercolosi ossea, paresi spastica e miopatie, sono tra i più classici esempi.

In cosa consiste l’intervento chirurgico?

Al paziente che è stato giudicato idoneo all’intervento è fissata sull’arto interessato, in anestesia generale, una struttura metallica di forma cilindrica composta di cerchi distanziati da piccole aste (che ne permettono il preciso posizionamento e il progressivo allungamento) alle quali sono collegati i terminali dei fili delle viti che s’inseriscono nel tessuto osseo. Molta dell’efficacia dell’intervento dipende dall’abilità del medico nell’uso degli strumenti e nel riconoscere le peculiarità di ogni caso, dai suoi studi e dalla sua esperienza.

Qual è, invece il decorso post operatorio?

Durante la convalescenza il paziente è sottoposto periodicamente a numerosi controlli clinici e radiografici per la verifica del corretto andamento post operatorio. La rimozione del fissatore avviene in ambulatorio e in anestesia locale, nei mesi successivi all’intervento: si va dai due mesi per i casi più semplici a un anno per i casi più complessi. La particolare conformazione del fissatore consente comunque al paziente di muoversi e, nonostante l’uso delle stampelle, gli dà un forte senso di stabilità.

A cura della Redazione

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