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Intestino e digestione

Esofago di Barrett, qual è il ruolo dell’endoscopia?

26/09/2017

Chi sviluppa questa patologia ha un rischio maggiore di sviluppare un tumore all’esofago: è l’esofago di Barrett, una malattia caratterizzata dalla sostituzione del normale tessuto di questo organo con cellule della mucosa intestinale o dello stomaco. Parliamo di prevenzione e del ruolo dell’endoscopia con il professor Alessandro Repici, Responsabile di Endoscopia digestiva di Humanitas.

L’esofago di Barrett si qualifica soprattutto come una possibile, seppur non frequente, complicazione di uno dei disturbi più comuni nella popolazione adulta: il reflusso gastroesofageo. Oltre a questo sono diversi i fattori di rischio dell’esofago di Barrett. Il sovrappeso, il fumo di sigaretta – nei fumatori o negli ex fumatori – , il regolare consumo di alcol aumentano le probabilità di sviluppare questa patologia. Tra i fattori non modificabili ci sono il sesso – con gli uomini più esposti delle donne – e l’età avanzata.

Tuttavia è il reflusso gastroesofageo cronico il principale elemento di rischio. La risalita del contenuto dello stomaco lungo l’esofago si associa infatti alla trasformazione del tessuto che riveste l’organo posto tra la faringe e lo stomaco stesso. Inoltre i sintomi dell’esofago di Barrett, quando presenti, sono quelli tipici del reflusso, ovvero il bruciore, la difficoltà a deglutire fino al dolore al petto.

(Per approfondire leggi qui: Reflusso gastroesofageo, 8 consigli per evitarlo)

Oltre al reflusso, c’è anche un’altra condizione gastroenterologica che può aumentare il rischio di questa patologia: «L’associazione del reflusso gastroesofageo con una ernia hiatale molto grande – spiega il professor Repici – espone ad un rischio aumentato di Barrett. Lo è soprattutto in quei pazienti che sono sintomatici ma che non prendono una terapia adeguata per garantire il completo controllo del reflusso acido ed impedire che la mucosa già trasformata in Barrett riceva ulteriori stimoli infiammatori».

La prevenzione nei pazienti con Barrett

«Stile di vita e dieta sono certamente fattori molto importanti; è importante però anche sottoporsi ad intervalli regolari ai controlli endoscopici in maniera da identificare in fase precoce quei casi in cui il Barrett inizia un processo di trasformazione verso il tumore maligno attraverso una tappa intermedia che si chiama displasia. La displasia – spiega lo specialista – è un’alterazione delle cellule che precede sempre la fase di trasformazione maligna, in genere localizzata in una area ben precisa del Barrett e che, se indentificata, può essere rimossa con tecniche endoscopiche in maniera da eliminare il rischio della progressione in tumore».

(Per approfondire leggi qui: Tumore dell’esofago, Oms: rischio può salire con bevande molto calde)

«L’endoscopia gioca un ruolo fondamentale. I pazienti con Barrett devono essere sottoposti ad un protocollo di sorveglianza endoscopica molto rigoroso e basato sulle specifiche caratteristiche del paziente (età, estensione del Barrett, ecc). Le nuove tecnologie oggi disponibili, ed utilizzate routinariamente in Humanitas nei pazienti con il Barrett, consentono di identificare in maniera molto precoce focolai iniziale di displasia anche di dimensioni molto piccole. Infatti queste nuove tecnologie applicate all’endoscopia hanno una risoluzione molto simile al microscopio e garantiscono una precisione di diagnosi impossibile sino a qualche anno fa. Una volta identificata la displasia – conclude il professor Repici – il trattamento endoscopico rappresenta un mezzo molto sicuro ed efficace per rimuovere le aree di displasia senza necessità di ricorrere ad interventi chirurgici».

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