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Ricerca, nel 2016 ancora protagonista il “taglia e cuci” del DNA?

04/01/2016

Dove andrà la ricerca nel 2016? Il 2015 è stato dominato dall’ingegneria genetica, ma l’onda lunga di queste sperimentazioni potrebbe toccare anche il 2016. La rivista scientifica Nature segnala, tra le ricerche da tener d’occhio l’anno prossimo, proprio quelle che usano le tecniche di “taglia e cuci” genetico.

Nature cita l’attività di Sangamo Biosciences, una compagnia biofarmaceutica di Richmond, in California, che userà le tecniche di “editing” del genoma per provare a correggere il difetto genetico che causa l’emofilia. Inoltre la stessa compagnia darà il via a una ricerca per vedere se la stessa tecnica potrà essere utile per il trattamento della talassemia beta.

Che 2016 sarà per la ricerca?

«Difficile prevedere quali saranno i prossimi traguardi della ricerca. Si può ipotizzare che nella biomedicina, così come successo nel 2015, si lavorerà sul trasferimento nella pratica clinica dei risultati ottenuti nell’immunologia, in particolare nell’immunoterapia contro il cancro», risponde il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

«Si continuerà a indagare il ruolo del sistema immunitario nelle malattie autoimmuni mentre sul versante dei vaccini – aggiunge – , dopo i risultati ottenuti con il vaccino contro malaria, Ebola e febbre Dengue, non sono ipotizzabili novità molto più significative».

(Per approfondire leggi qui: Ebola, il vaccino funziona)

Nella lista dei migliori dieci scienziati del 2015, scelti sempre da Nature, non figurano ricercatori italiani, ma ci si può consolare proprio guardando al nuovo anno. Tra gli scienziati da “tenere a mente” per il 2016 c’è Fabiola Gianotti, il fisico direttore generale del Cern di Ginevra, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare.

Di cosa ha bisogno la ricerca nel nostro Paese?

«In Italia la ricerca ha bisogno di maggiori investimenti e di definire e sviluppare una visione di lungo periodo. Nel mondo, invece, c’è bisogno di condividere i risultati della ricerca con i Paesi in via di sviluppo, come insegna l’azione di Gavi, l’organizzazione internazionale impegnata a garantire l’accesso di tutti ai vaccini disponibili», conclude il professor Mantovani.

(Per approfondire leggi qui: Oms, un bambino su cinque senza vaccini di base)

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