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Cancro, quando sottoporsi al test di predisposizione genetica?

27/01/2016

Per l’insorgenza di alcune forme di tumore l’ereditarietà e la familiarità possono avere un peso importante. Ad oggi, per valutare con maggiore accuratezza il rischio personale di sviluppare un carcinoma al seno e alle ovaie, è ad esempio possibile eseguire su sangue periferico un’analisi molecolare di due geni specifici siti nel patrimonio ereditario (BRCA-1 e BRCA-2) che, se alterati, aumentano la predisposizione ad ammalarsi di tali neoplasie.

Ma come funziona questo test, in quali casi e per chi è indicato?

Una tappa necessaria prima di sottoporsi a un eventuale test è il “counselling genetico”, ovvero un colloquio durante il quale lo specialista ricostruisce insieme alla paziente la sua storia personale e familiare  per identificare potenziali situazioni di rischio genetico. Se il test dunque è indicato viene svolto successivamente tramite un prelievo di sangue periferico.

(Per approfondire leggi qui: Cosa succede se ad ammalarsi è un gene?)

Per il tumore al seno e all’ovaio i due geni attualmente correlati al loro sviluppo sono appunto BRCA-1 e il BRCA-2. Il 5%-7% dei carcinomi mammari è infatti legato a fattori ereditari, 1/4 dei quali determinati dalla presenta di alterazioni patogenetiche in questi due geni. Come riportato nel dossier “I numeri del Cancro in Italia” nelle donne portatrici di mutazioni del gene BRCA-1 il rischio di ammalarsi di carcinoma mammario può arrivare, nel corso della vita, fino al 65% mentre nelle donne con mutazioni del gene BRCA-2 fino al 40% circa.

Chi dovrebbe sottoporsi al test e quando è utile farlo?

La popolazione per cui è indicato il test è definita sulla base di alcuni criteri nazionali: la familiarità, dunque aver avuto casi di tumore al seno o alle ovaie in famiglia; aver ricevuto una diagnosi di tumore in età giovane, ovvero prima dei 40 anni; aver ricevuto una diagnosi di tumore mammario bilaterale. Anche una diagnosi di tumore al seno maschile può essere una condizione sufficiente per sottoporsi al test genetico.

Bisogna sapere qual è l’alterazione genetica specifica della famiglia? Se un’alterazione genetica in famiglia è stata già riscontrata è bene saperla. In tal modo, infatti, non sarà necessario ripetere nei consanguinei il test per intero ma verrà mirato nel punto del gene potrebbe esserci quell’alterazione. Se invece in famiglia nessuno si è mai sottoposto a tale test è bene cominciare da una persona che ha già sviluppato la malattia, quindi, se l’esito è positivo, procedere alla ricerca della medesima alterazione nei parenti di 1, 2 grado …e così via. Può anche capitare che in famiglia tutte le persone ammalate siano già decedute: questo è praticamente l’unico caso in cui una persona sana può sottoporsi per prima a questo tipo di test.

Cosa indicano i risultati se il test è positivo?

Il test può rilevare due tipi di alterazioni. La prima è un’alterazione di tipo patogenetico, per cui il rischio di essere colpiti da un tumore è maggiore: del 60-70% per il tumore al seno e del 20-40% per quello ovarico. La seconda è un’alterazione a cui al momento è difficile attribuire un significato preciso poiché non ancora riportata in letteratura. E’ la condizione che si definisce “variante a significato sconosciuto”; in questa circostanza la donna non viene propriamente considerata ad alto rischio genetico ma viene comunque esortata ad una sorveglianza più attenta basandosi sul dato della familiarità.

Come si combina il test genetico con i programmi di screening?

Se il test genetico è positivo per un’alterazione patogenetica lo screening viene intensificato con controlli ogni sei mesi da un punto di vista sia ginecologico che senologico e con una risonanza magnetica mammaria una volta all’anno. Viene inoltre raccomandato uno stile di vita sano (regolare esercizio fisico, dieta sana ed equilibrata, astensione dal fumo di sigaretta  e limitazione nell’assunzione di alcoolici) e viene discussa, in determinati casi (a seconda dell’età, delle malattie già sviluppate, delle patologie collaterali) l’opportunità di procedere ad interventi di chirurgia profilattica (mastectomia bilaterale e/o salpingooforectomia bilaterale).

Se il test è invece negativo? Un test negativo per BRCA-1 e BRCA-2 non può escludere che una predisposizione genetica nella famiglia ci sia ma sia legata ad altri geni attualmente non indagabili a livello diagnostico. Per tale ragione, a fronte di un test negativo, ci si basa più sulla familiarità che sull’esito in sé per sé del test per stabilire un programma di controlli adeguato.

Se il risultato è negativo i figli possono comunque essere a rischio? «Se le alterazioni dei geni BRCA-1 e 2 non sono state riscontrate nei genitori, automaticamente non possono essere state trasmesse ai figli.

(Per approfondire leggi qui: Angelina Jolie, la mastectomia preventiva e il rischio genetico)

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