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Tumore al pancreas, l’impegno della ricerca per migliorare diagnosi e terapie

27/11/2017

Il tumore al pancreas è uno dei tumori più aggressivi, con prognosi meno favorevoli e tassi di sopravvivenza molto bassi. La ricerca è impegnata a migliorare questi indicatori, cercando di fornire nuove evidenze per definire diagnosi più precoci e trattamenti più efficaci. Tuttavia, nonostante il bisogno di incrementare le conoscenze su questa malattia, la ricerca è ancora sottofinanziata: «Solo circa il 2% dei fondi per la ricerca oncologica in Europa è destinato allo studio di una neoplasia destinata a entrare fra le prime tre cause di morte per tumore. Novembre, il mese dedicato alla lotta contro il tumore pancreatico, è l’occasione giusta per ribadire l’importanza della ricerca», ricorda il professor Alessandro Zerbi, Responsabile della Chirurgia del pancreas di Humanitas e docente di Humanitas University.

Il tumore al pancreas

In Italia il tasso di sopravvivenza a 5 anni è pari all’8,1% (7% negli uomini e 9% nelle donne) mentre quello a 10 anni si ferma al 3%. Negli anni recenti – ricorda l’Aiom-Associazione italiana di Oncologia medica – la sopravvivenza è migliorata solo leggermente, così come altre neoplasie dalla prognosi sfavorevole, come il tumore del polmone. Pertanto i tassi di mortalità sono elevati: il tumore del pancreas è la quarta causa di morte per tumore nel sesso femminile (7%) e la sesta in quello maschile (5%).

La ricerca

Un aspetto su cui i ricercatori stanno riversando i loro sforzi è l’associazione tra il profilo genetico del tumore e la progressione della patologia. Un recente studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato su Jama Oncology ha associato l’alterazione di quattro geni alla sopravvivenza.

 

Lo studio è stato condotto su 356 pazienti sottoposti a intervento chirurgico per la rimozione del carcinoma. Dal tessuto canceroso e da quello sano circostante è stato estratto il DNA; in particolare è stata monitorata l’attività di quattro geni (KRAS, CDKN2A, SMAD4 e TP53). I tassi di sopravvivenza erano peggiori nei pazienti che presentavano un’alterazione di tre di questi quattro geni rispetto ai pazienti con solo una o due alterazioni.

«Grazie a queste e a tante altre evidenze scientifiche è chiaro come si debba parlare di eterogeneità anche per il tumore al pancreas. Non tutti i tumori sono uguali ed è possibile distinguerli in diverse categorie alla luce delle singole mutazioni molecolari. Questo – sottolinea lo specialista – potrebbe tradursi in prognosi diverse e persino orientare i trattamenti; d’altronde vediamo nella pratica clinica come alcuni tumori rispondono in modo differente ai vari trattamenti».

Individuare il tumore il prima possibile

In molti casi il tumore al pancreas è diagnosticato in fase avanzata e allo stadio della malattia è inevitabilmente legata la sopravvivenza. Ecco perché uno degli ambiti in cui è impegnata la ricerca è quello della diagnosi precoce: «Se fossero note quelle alterazioni precoci che rappresentano una sorta di “firma” biologica e molecolare del tumore, da potersi riscontrare in certi tipi di cellule, ad esempio nel sangue o nei succhi pancreatici, si potrebbero avere informazioni specifiche e sensibili relativamente alla possibilità di sviluppo di un tumore. Queste potrebbero essere valutate all’interno di popolazioni a rischio, ovvero quelle con familiarità per tumore e in caso positivo si potrebbe addirittura arrivare a un intervento chirurgico preventivo», conclude il professor Zerbi.

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