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Ortopedia

Revisione protesi di ginocchio: quando serve una seconda operazione?

19/05/2022

Tra gli interventi ortopedici, uno dei più comuni al mondo è l’intervento di protesi di ginocchio, che ogni anno coinvolge quattro milioni di persone. La maggior parte di queste operazioni non richiede ulteriori interventi, ma con il passare degli anni una revisione dell’impianto potrebbe rendersi necessaria.

Quando occorre una seconda operazione? A quali sintomi bisogna stare attenti?

Approfondiamo l’argomento con il dottor Fabio Zerbinati, responsabile Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Mater Domini.

Protesi di ginocchio: quando serve un secondo intervento?

In media, una protesi di ginocchio dura 15-20 anni.

In alcuni casi può essere però necessario un secondo intervento. Ne sono un esempio:

  • scollamento della protesi. Durante l’intervento la protesi viene fatta aderire all’osso, in genere utilizzando una miscela di polimetacrilato (cemento osseo). Con il passare degli anni e la conseguente usura può verificarsi però un allentamento;
  • lussazione o frattura. Dopo un trauma, l’osso può rompersi in prossimità della protesi rendendo così necessario un secondo intervento, per assicurare nuovamente il corretto funzionamento dell’impianto:
  • problemi di usura. L’articolazione artificiale, sottoposta a una scorretta distribuzione dei carichi e/o a torsioni, può logorarsi, con conseguenti infiammazioni o lesioni ossee.

 

Revisione della protesi di ginocchio: i sintomi da tenere sotto controllo

In presenza di dolore e gonfiore associati a difficoltà di movimento, occorre rivolgersi a uno specialista per una valutazione che, associata a esami di approfondimento, potrà confermare la necessità di un secondo intervento.

Spiega infatti il dottor Zerbinati: «Consiglio di non aspettare che i sintomi peggiorino, rischiando magari di influenzare l’autonomia fisica del paziente, ma di richiedere un consulto specialistico appena questi si avvertono».

Revisione protesi di ginocchio: prevenire la necessità dell’intervento è possibile?

«Come abbiamo visto, esistono diversi motivi che rendono necessaria la revisione dell’impianto. I problemi causati dall’usura si possono però prevenire, limitando alcune attività sportive che possono accelerare i principali processi degenerativi, come il running e gli sport da contatto», sottolinea il dottor Zerbinati.

Il chirurgo deve educare il paziente verso le attività ludico sportive concesse e allontanarlo dalle attività fisiche predisponenti traumi articolari. Si devono evitare sport traumatici come il calcio, football americano e arti marziali.

Fondamentale è un controllo del peso corporeo: ogni kg di sovrappeso determina un sovraccarico di 4 kg su ogni ginocchio in cammino.

Oltre a esercizi posturali utili a insegnare al paziente a distribuire i carichi nella maniera corretta, è fondamentale che il primo impianto di protesi sia personalizzato sull’anatomia della singola persona e che il percorso riabilitativo che ne conseguirà sia studiato sui suoi deficit motori.

Una sempre più precisa pianificazione dell’intervento a partire dalle singole caratteristiche del paziente garantisce infatti una corretta distribuzione delle sollecitazioni, evitando in questo modo eventi stressanti all’impianto protesico.

In Humanitas Mater Domini, il lavoro sinergico tra medici, Robotica e Intelligenza Artificiale ha dato vita ad un percorso di cura robotizzato ed estremamente personalizzato per l’impianto di protesi di ginocchio. Attraverso una pianificazione preoperatoria che si avvale di ricostruzioni 3D e l’analisi di 130 parametri biomeccanici dell’articolazione, l’intervento è su misura del paziente, prevenendo i disturbi nel medio lungo termine e garantendo un maggior confort e una maggior durata della protesi.

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