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Twin Day, grazie a studi su gemelli le malattie autoimmuni hanno meno segreti

07/11/2016

Diverse volte i gemelli sono finiti sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori per studiare i meccanismi delle malattie, per fornire dati utili alla loro comprensione e, infine, alla prevenzione con un vantaggio per la salute di tutti. Questo perché gli individui nati da una gravidanza gemellare rappresentano una popolazione ideale per chiarire in che modo fattori genetici, ambientali e stili di vita sono coinvolti nella genesi di una malattia complessa, ad esempio una malattia autoimmune. La possibilità di studiare da vicino i gemelli è stata resa possibile dall’iniziativa del Registro Nazionale Gemelli dell’Istituto superiore di Sanità. Sabato 5 novembre a Milano, in occasione del Twin Day 2016, l’istituto e l’Università degli Studi di Milano hanno fatto il punto sull’esperienza del Registro Nazionale Gemelli nella Regione Lombardia.

All’incontro ha partecipato in veste di relatore anche il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica dell’ospedale Humanitas e docente all’Università di Milano, che si è occupato proprio di autoimmunità e infiammazione cronica nei gemelli.

(Per approfondire leggi qui: Sclerodermia, anche i fattori ambientali possono scatenarla?)

Sono oltre 20mila i gemelli che hanno partecipato a studi di carattere biomedico: «Le aree di ricerca sono diverse – spiega il professore – dalle malattie autoimmuni come l’artrite, la celiachia e il diabete di tipo 1 alla salute mentale degli adolescenti. Un vantaggio del registro curato dall’istituto è quello di poter contare su una grande mole di dati riferiti in particolare all’età pediatrica. Anche Humanitas ha fatto ricorso alle risorse del Registro per un progetto su artrite e artrite psoriasica sottoponendo un gruppo di individui a visite reumatologiche e dermatologiche».

Per le malattie autoimmuni qual è stata l’utilità del Registro Nazionale Gemelli?

«Per le malattie autoimmuni un ottimo modello di studio sono in particolare i gemelli monozigoti: se uno dei due è affetto da una malattia autoimmune si guarda alle probabilità che anche l’altro la sviluppi. Sebbene abbiano lo stesso identico patrimonio genetico, due gemelli monozigoti avere non hanno mai le stesse chances di ammalarsi. In questi individui la cosiddetta concordanza è al massimo pari al 50%».

«Lo studio dell’immunità e dell’autoimmunità nei gemelli conferma l’idea per cui le malattie autoimmuni sono dovute tanto a fattori genetici quanto a fattori ambientali. Sui gemelli si sono visti gli effetti della metilazione, ovvero il processo di attivazione dell’espressione di determinati geni indotto da uno stimolo ambientale. Oppure si è visto perché le malattie autoimmuni siano più frequenti nel sesso femminile, grazie agli studi sui geni del cromosoma X», conclude il professor Selmi.

(Per approfondire leggi qui: Artrite psoriasica, allo studio nuovi marcatori per la diagnosi precoce)

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