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Tumore al seno, con lo screening si contiene il ricorso alla chemioterapia

05/10/2016

Fare diagnosi precoce di tumore al seno aiuta a limitare il ricorso alla chemioterapia. Di questa opzione terapeutica oncologica ha parlato il professor Armando Santoro, direttore di Humanitas Cancer Center, nel corso della trasmissione Cuore e denari in onda su Radio 24.

Ogni tanto i media riportano notizie di pazienti colpite da tumore che rifiutano le cure tradizionali come la chemioterapia, «tuttavia questa percentuale è sempre più ridotta», specifica il professore. Ma in che modo è cambiata la chemioterapia? «Negli ultimi anni è cambiato tanto, quasi tutto», risponde.

Un modo per evitare il ricorso alla “chemio”, pur restando naturalmente all’interno dei confini dei protocolli terapeutici validi e riconosciuti, è proprio la prevenzione secondaria: «Con la diagnosi precoce si possono identificare in tempo dei tumori al seno di ridotte dimensioni, senza interessamento dei linfonodi, da trattare evitando il ricorso a trattamenti preventivi successivi più aggressivi come la chemioterapia. Diagnosi precoci a seguito di campagne di screening sono il miglior modo per evitare trattamenti come quello chemioterapico», aggiunge il professor Santoro.

(Per approfondire leggi qui: Cancro, solo 1 paziente su 4 riferisce effetti collaterali delle terapie)

Negli ultimi anni la ricerca sul cancro ha permesso di mettere a punto anche trattamenti più personalizzati perché ogni tumore è diverso dagli altri: «Proprio il tumore al seno è un esempio calzante. Ci sono 30-40 tipi diversi di tumore per dimensioni, per l’eventuale interessamento dei linfonodi e per le caratteristiche proprie, come ad esempio la sensibilità a terapie ormonali. Queste caratteristiche condizionano la prognosi, diversa per i singoli pazienti, e anche i trattamenti che sono dunque personalizzati».

Una recente conquista nella lotta contro i tumori è l’immunoncologia

Stimolare le difese dell’organismo per difendersi dal cancro: «Si tratta dell’innovazione che sta cambiando l’atteggiamento terapeutico in oncologia. Fino a 8-10 anni fa circa i tentativi che andavano in questo senso si sono rivelati fallimentari. Oggi l’approccio è diverso: abbiamo a disposizione dei farmaci che non attaccano direttamente il tumore ma riescono a liberare le cellule dell’organismo per difendersi e aumentare le nostre capacità di reazione».

(Per approfondire leggi qui: Immunità e cancro: le difese naturali dell’organismo contro i tumori)

«Inoltre i risultati raggiunti sono trasversali ai vari tipi di tumore. Eravamo abituati a dei farmaci chemioterapici o terapie biologiche abbastanza mirati su alcuni tumori o su alcune caratteristiche tumorali. Oggi invece abbiamo a disposizione un trattamento che può funzionare in tantissime forme tumorali. Abbiamo già dei dati che confermano l’efficacia dell’immunoterapia per il melanoma, per alcune forme di tumori polmonari, per il tumore al rene e per alcuni linfomi», conclude il professor Santoro.

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