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Influenza, Istituto superiore di Sanità: verso una stagione meno intensa

13/01/2016

L’influenza metterà a letto meno italiani dello scorso anno. La stagione influenzale si prospetta “a bassa intensità”, dice Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Iss, l’Istituto superiore di Sanità.

Virus non mutati e temperature “fuori stagione” stanno giocando a favore della salute: “Non sorprende che questa, al contrario dello scorso anno, si prospetti come un’annata a bassa intensità di casi influenzali – ha detto l’esperto all’Ansa. I virus influenzali non sono mutati e la popolazione presenta dunque una maggiore copertura; inoltre, le temperature sono meno fredde”.

(Per approfondire leggi qui: Influenza, sotto il milione di casi: picco tra gennaio e febbraio)

A fine dicembre si è chiusa la finestra per la vaccinazione antinfluenzale. Il vaccino è trivalente e contiene gli antigeni analoghi a due virus di tipo A e uno di tipo B: “Il virus A/H3N2 che la precedente stagione aveva subito una mutazione, quest’anno è lo stesso dell’anno scorso”, aggiunge ancora Rezza.

Non esclusa una lunga coda della stagione influenzale

I dati del monitoraggio sull’incidenza dell’influenza, diffusi dallo stesso istituto, confermano questa tendenza, di virus meno aggressivi e di una stagione influenzale meno intensa: i casi riportati sono inferiori al milione (poco più di 740mila casi riferiti); l’attività dei virus influenzali è ai livelli di base e, a cavallo tra 2015 e 2016, l’incidenza è stata inferiore a quella raggiunta in molte precedenti stagioni influenzali.

Tuttavia, conclude Rezza, “potrebbe sempre verificarsi una coda influenzale più lunga. Non credo che il picco atteso per febbraio supererà i livelli dello scorso anno”.

(Per approfondire leggi qui: Influenza, per la prevenzione non solo il vaccino: ecco le regole d’igiene)

Dall’esperto dell’Iss arriva anche una rassicurazione sulla mutazione del virus influenzale AH1N1, responsabile della pandemia del 2009, e individuata in alcuni maiali in Cina: “Il pericolo che tale virus contagi l’uomo e, facendo un salto di specie, renda possibile la sua trasmissione da uomo a uomo, è solo teorico e potenziale. Fondamentale, al momento, il monitoraggio degli animali in Cina e delle persone che lavorano a diretto contatto con loro”.

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