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Halloween una festa da paura? No, se vincono gioco e divertimento

23/10/2015

Halloween ha ormai stregato anche gli italiani, dai più grandi ai più piccoli. L’ultima settimana di ottobre è un fiorire di party a tema mentre nelle scuole i più piccoli festeggiano con trucchi, zucche e dolci tipici. E il 31 ottobre non è inusuale imbattersi in qualche bambino a caccia di caramelle che bussa alle porte recitando la formula magica “dolcetto o scherzetto?”.

Halloween nasce però come una festa pagana legata alle tradizioni dell’Europa celtica, non lontana da atmosfere macabre: la notte di Halloween è la notte delle streghe, dei fantasmi e delle anime che tornano sulla terra. Una dimensione che può suggestionare qualcuno, magari spaventare i bambini?

Questa è stata la motivazione che pochi anni fa spinse le autorità scolastiche di una città della Russia meridionale, Krasnodar, a proibire la festa: Halloween rappresentava un pericolo per la salute psichica e fisica dei piccoli russi che diventavano vittime della paura.

Halloween è un secondo Carnevale

È difficile che nella notte di Halloween possano prevalere questi aspetti. In Italia Halloween è una festa di importazione, che si è cominciata a celebrare da non molti anni e che i bambini vedono come una sorta di secondo Carnevale.

Nessun rischio di impaurire i bimbi, dunque, se gli aspetti orridi stingono nel divertimento, nel travestimento e non ci si concentra sugli aspetti truculenti della festa pagana. La paura, l’orrore, il mistero può anche attirare i bambini ma se tutto viene “sdrammatizzato” non c’è da preoccuparsi.

Dai genitori uno stimolo al gioco e al divertimento

Come al solito il ruolo di “arbitro” è dei genitori. I genitori sono ancora una volta un punto di riferimento per i bambini, in particolare per i più piccoli. Sono loro che veicolano la realtà e i suoi significati verso il bambino. E anche ad Halloween non possono sfuggire da questo compito.

 

Pertanto, sono le mamme e i papà che devono incentivare le caratteristiche ludiche della festa, come l’interazione tra i coetanei, il dar sfogo alla fantasia con i costumi e i trucchi, permettere ai loro figli di interpretare dei personaggi dei quali difficilmente durante l’anno possono vestirne i panni. Se non a Carnevale, appunto.

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