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Tatuaggi, il 13% eseguito fuori dai centri autorizzati

08/12/2015

Tatuaggi “non autorizzati” per oltre il 13% degli italiani. Il 76.1% dei tatuati si è rivolto a un centro specializzato e il 9,1% a un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati. Una pratica, quest’ultima, che può rappresentare una rilevante fonte di rischio. I dati sono stati elaborati dall’Ondico, l’Organismo Notificato Dispositivi e Cosmetici dell’Istituto Superiore di Sanità.

Sono 7 milioni gli italiani con un tatuaggio, il 12,8% della popolazione, più donne che uomini. Di questi circa 1,5 milioni ha tra i 25 e i 34 anni, mentre fra i minorenni sono oltre il 7% quelli che hanno deciso di farsi decorare con un tatuaggio. I dati sono stati raccolti su un campione di quasi 8mila persone rappresentativo della popolazione italiana dai dodici anni in su. Approfondiamo l’argomento con i professionisti di Humanitas.

Cosa può comportare aver fatto un tatuaggio fuori dai centri autorizzati?

Farsi un tatuaggio in un centro non autorizzato espone i soggetti a rischi diversi dal momento che in centri estetici o specializzati è assicurato un adeguato livello di igiene e dell’ambiente di lavoro, si usano maschere, guanti e camici monouso, e si rispettano le norme di sterilizzazione degli strumenti di lavoro. Il rischio infettivo è di gran lunga minore rispetto a un centro non autorizzato.

Tuttavia non è sufficiente rivolgersi a un centro specializzato per non avere rischi. Questo perché bisogna tenere conto del rischio chimico che deriva dalle sostanze usate per produrre gli inchiostri, spesso sostanze sintetiche la cui composizione è ignota.

(Per approfondire leggi qui: Tatuaggi, il 5% ha avuto un’infezione)

La quasi totalità dei tatuati è soddisfatta del disegno, oltre il 90% ma ben il 17,2%, ha dichiarato di voler rimuovere il proprio tatuaggio.

(Per approfondire leggi qui: Pelle, arriva la crema che cancella i tatuaggi)

Sui rischi, invece, gli italiani non sembrano ben informati. Solo il 58,2% degli intervistati lo è, con una percezione più marcata su reazioni allergiche (79,2%), epatite (68,8%) ed herpes (37,4%), mentre solo il 41,7% è adeguatamente informato sulle controindicazioni alla pratica del tatuaggio.

Complicanze e reazioni dopo un tatuaggio: il dato sulle persone colpite è “sottostimato”

Il 3,3% dei tatuati dichiara di aver avuto complicanze o reazioni: dolore, granulomi, ispessimento della pelle, reazioni allergiche, infezioni e pus. “Ma il dato appare sottostimato”, sottolinea l’Istituto superiore di Sanità.

(Per approfondire leggi qui: Tatuaggi e piercing, infezioni per un ragazzo su quattro)

Una volta incappati in una complicanza o reazione, solo 2 persone su 10 si sono rivolte a un medico, di base o dermatologo, ma più della metà (il 51,3%) non ha consultato nessuno. Spesso chi si è fatto un tatuaggio, in caso di infezione o di reazione di lieve entità, tende a rivolgersi subito al tatuatore o di automedicarsi. Il consiglio, invece, è sempre quello di rivolgersi a uno specialista che saprà identificare meglio il problema e indicare il giusto trattamento. In caso contrario c’è il rischio che la reazione o la complicanza si aggravi.

Quando è controindicato fare un tatuaggio?

In caso di malattie della pelle o di presenza di nevi o altre lesioni pigmentate della pelle, ma anche in caso di predisposizione ad allergie, fotosensibilità e patologie come il diabete o le protesi alle valvole cardiache, condizioni immunosoppressive o malattie che predispongono a infezioni, disturbi della coagulazione o tendenza a emorragie. Infine – conclude – fare un tatuaggio è assolutamente controindicato se la donna è incinta o sta allattando.

 

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