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Tatuaggi: quali pericoli si corrono?

02/05/2013

Negli ultimi decenni si è assistito a una crescita esponenziale nella diffusione di questa pratica, che nella grande maggioranza dei casi viene utilizzata per scopi estetici. Quali pericoli corre chi sceglie di “tingere” la propria pelle in maniera permanente? Ne abbiamo parlato con i professionisti di Humanitas.

Il tatuaggio è  una pratica diffusissima della quale vengono spesso sottovalutate le implicazioni. Negli ultimi decenni si è assistito a una crescita esponenziale nella diffusione di questa pratica, che nella grande maggioranza dei casi viene utilizzata per scopi estetici. Quali pericoli corre chi sceglie di “tingere” la propria pelle in maniera permanente? Ne abbiamo parlato con i professionisti di Humanitas.

Quali sono le precauzioni da prendere nel fare un tatuaggio?

Innanzitutto bisogna comprendere che il tatuaggio è un piccolo intervento chirurgico e come tale dovrebbe essere eseguito, seguendo le stesse norme di sterilizzazione degli strumenti, con guanti e teli protettivi, in un ambiente idoneo. Con il tatuaggio, infatti, è possibile che si introducano nella pelle batteri, funghi o virus. Purtroppo, almeno in Italia, non ci sono linee guida che dettino le regole per l’esecuzione corretta di questa tecnica, sottovalutata nella sua potenziale pericolosità per la salute. Spesso viene minimizzato il rischio, in verità assai concreto, che durante il tatuaggio si trasmetta un’infezione da epatite virale B e C o, peggio, da virus HIV. Sarebbe inoltre meglio tenere presente che il disegno inciso sulla pelle non rimane “fresco di stampa” per sempre: i colori perdono tonalità, rendendo spesso necessario tornare dal tatuatore per farsi ribattere il colore. Infine, i “tattoo” policromatici in alcune persone danno talvolta reazioni allergiche o reazioni da rigetto, con la conseguenza, a parte l’infiammazione e il prurito intenso, che il disegno si rovina.

Quali sono le tecniche a disposizione di chi si “pente” e decide di eliminare un tatuaggio?

Qui tocchiamo un punto emblematico: circa la metà delle persone che si sottopongono a un tatuaggio permanente, dopo non molto tempo fanno di tutto per toglierlo. A parte chiedersi il motivo di tale indecisione, il problema è che, pur esistendo varie tecniche per rimuovere i tatuaggi, si tratta di procedimenti che comportano ulteriori rischi per la salute della pelle (e non solo). Ad esempio, con le procedure laser il pigmento nella pelle si “frantuma” e viene assorbito dal sangue per poi concentrarsi in organi vitali, mentre con la dermoabrasione si potrebbe addirittura indurre la formazione di un tumore della pelle (carcinogenesi). Non esiste, in ogni caso, una soluzione che vada bene per tutti i tipi di pelle e di tatuaggio. Posso però dire che più si aspetta a togliere un tatuaggio, più sarà difficile, in quanto il pigmento si fissa nel derma, scendendo sempre più a fondo: le cellule che hanno inglobato i pigmenti tendono infatti a scivolare verso il basso e non rimangono in superficie. In aggiunta, non sempre è possibile ottenere un risultato estetico soddisfacente: la rimozione può lasciare, in alcuni casi, le proprie tracce, sotto forma di cicatrici o di porzioni di pelle più scura e opaca alla vista

Oltre al buonsenso, sono quindi necessarie regole più restrittive per questa pratica?

Sono dell’ idea che il Ministero della Salute dovrebbe varare una normativa più precisa, con obblighi molto severi per i professionisti. Fra le regole da inserire, vi è certamente il consenso informato del paziente sui rischi futuri ed eventuali, in modo che chi si sottopone a queste pratiche, spesso un adolescente o poco più, sappia a cosa va incontro, anche in caso di asportazione del tatuaggio; l’obbligo di usare guanti e materiale monouso in ambiente perfettamente idoneo a questa pratica; l’istituzione di un albo di tatuatori autorizzati, adeguatamente preparati anche riguardo i problemi sanitari e, infine, una normativa sulla preparazione dei pigmenti, vero punto debole delle regole sul tatuaggio. Per fortuna, qualcosa si è mosso, in questo senso: negli ultimi anni è stato introdotto il divieto di sottoporsi a tale pratica, per i minori di 18 anni senza il consenso dei genitori.

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