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Diagnosi sul web? I motori di ricerca indovinano in un caso su tre

22/07/2015

Le diagnosi fatte sul web con motori di ricerca appositi sono giuste in un caso su tre. Il dato arriva da uno studio della Harvard Medical School pubblicato sulla rivista British Medical Journal. Sono emerse delle “falle” sia nella capacità di diagnosticare i disturbi a partire dai sintomi sia nel sistema di triage, ovvero di valutazione dell’urgenza del soccorso. Molti di questi motori di ricerca per diagnosi on line si sono rivelati troppo cauti, consigliando di rivolgersi a un medico anche quando sarebbe bastata l’automedicazione, mentre sembrano avere un atteggiamento più corretto nei casi più urgenti.

Per la ricerca sono state create delle liste di sintomi riferite a 45 scenari medici divisi in tre categorie: urgenti, non urgenti e di automedicazione. I motori di ricerca monitorati sono stati 23 in lingua inglese ampiamente usati in Usa, Gran Bretagna, Olanda e Polonia.

La diagnosi corretta è arrivata in 1 caso su 3 comparendo tra le prime venti ipotesi nel 51% dei casi. Il consiglio corretto di triage arrivava tuttavia nell’80% dei casi urgenti, nel 55% in quelli non urgenti e nel 33% nei casi risolvibili con un trattamento “fai-da-te”.

Come sottolineano gli autori, questi motori di ricerca per le diagnosi on line sono comunque più precisi rispetto a una semplice ricerca sul web. (Per approfondire leggi qui: Diagnosi mediche sui media, occhio alle fonti!)

I motori di ricerca per le diagnosi sul web sono usati da 50 milioni di persone

La cosiddetta “e-health”, la sanità digitale, ha preso piede anche in Italia. Secondo l’ultimo rapporto Censis, 4 italiani su 10 cercano informazioni relative alla salute sul web, in particolare per capire meglio le indicazioni del proprio medico. «Questi motori di ricerca specifici per la diagnosi on line sono usati da 50 milioni di persone al mondo, come riportano le stime. Per questo motivo sarebbe utile valutare accuratamente l’efficacia di questi strumenti per sfruttarne le eventuali potenzialità», sottolinea il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica di Humanitas e docente all’Università di Milano.

Usare questi motori di ricerca può consolidare il legame medico-paziente

La principale obiezione all’uso di questi strumenti è che non possono sostituire il rapporto con il medico: «Certamente, il rapporto medico-paziente è indispensabile – risponde l’esperto – ma l’uso di questi motori di ricerca può anche consolidare il legame tra pazienti e medici di fiducia in quanto il paziente può essere maggiormente preparato alla visita e questo accade certamente più spesso che in passato. L’alto numero di accessi dimostra anche l’attenzione che tantissime persone rivolgono alla propria salute, nonostante non si sia certi che gli utenti seguano quanto indicato da questi algoritmi. Spesso si è più onesti con un pc che non con un medico, come dimostrano i questionari relativi all’assunzione di sostanze alcoliche, ad esempio».

«Per questi motivi bisogna superare le resistenze legate solo a pregiudizi. Dati alla mano si potrebbe cercare di utilizzare meglio questi strumenti per dimostrarne la reale utilità. Resta ancora da dimostrare l’efficacia dei motori di ricerca per la diagnosi on line nel portare a un uso migliore delle risorse a disposizione del sistema sanitario (dai medici di famiglia agli ospedali). Perché, ad esempio, non valutare il loro impiego per riconoscere le urgenze e tentare di alleggerire gli ingressi in pronto soccorso?», conclude il professore.

 

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