Terminare gli studi fa bene alla salute, proprio come smettere di fumare: si vive più a lungo. È questa la conclusione di uno studio guidato dall’Università del Colorado (Usa) che ha preso in esame la correlazione tra istruzione e mortalità negli Stati Uniti.
A bassi livelli di istruzione è correlato un tasso di mortalità pari a quello imputabile al fumo di sigaretta. Perciò terminare gli studi è come smettere di fumare. Conseguire un maggior livello di istruzione può tradursi nell’adozione di stili di vita più salutari anche per via di un reddito maggiore, e in un miglior benessere psico-fisico, per esempio.
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a oltre un milione di persone per stimare il numero di morti attribuibili a bassi livelli di istruzione tra la popolazione di età compresa fra i 25 e gli 85 anni nel 2010. Poco più di 145mila morti si sarebbero potute evitare se gli adulti privi di un diploma di scuola superiore avessero terminato gli studi. Un numero di decessi paragonabile a quello della popolazione di fumatori nel caso in cui questi avessero deciso di smettere di fumare.
Secondo i ricercatori, nelle politiche di salute pubblica si dovrebbero non solo promuovere stili di vita salutari ma anche disincentivare gli abbandoni scolastici.
«All’abbandono scolastico, un fenomeno che in Italia interessa il 17,6% della popolazione in età scolare, più della media europea (12,7%), può essere associato un maggiore rischio di disagio sociale, disoccupazione e povertà. A questo disagio i ricercatori dell’Università del Colorado associano la possibilità di uno stato di benessere psicofisico peggiore che a sua volta può essere correlato a un aumento del tasso di mortalità. Ma è bene sottolineare che si tratta solo di una correlazione, non potendo imputare esclusivamente all’abbandono scolastico un aumento della mortalità», dice il dottor Enrico Lombardi, psicologo e psicoterapeuta dell’ospedale Humanitas.
Anche disturbi d’ansia e attacchi di panico possono spingere un ragazzo a non terminare gli studi
Sono diversi i fattori che possono spingere un ragazzo a non terminare gli studi: «Variabili di tipo culturale, familiare e sociale, ad esempio crescere in un contesto più disagiato o provenire da famiglie più vulnerabili o povere. Ma anche variabili individuali, tra cui ad esempio i disturbi d’ansia, piuttosto diffusi in adolescenza, come la fobia scolastica o gli attacchi di panico, possono impedire di portare a termine il ciclo di studi, non permettendo agli alunni di sostenere gli altissimi livelli di ansia e stress che l’ambiente scolastico procura loro».
«In quest’ottica, al di là dell’accostamento un po’ forzato dello studio tra abbandono scolastico e mortalità che non può essere posto in termini di rapporto causale biunivoco, risulta comunque fondamentale qualsiasi intervento di prevenzione che in un’ottica sistemica su più livelli (individuale, familiare, socio-culturale) possa limitare la percentuale di abbandono scolastico ancora troppo alta nel nostro Paese», conclude il dottor Lombardi.