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Battere il cancro con le terapie cellulari

10/11/2009

Le conoscenze immunologiche al centro di un’importante fase di passaggio dalla ricerca alla clinica nella cura dei linfomi e nel controllo delle infezioni che si associano ai trapianti di midollo.

Nuove armi per la lotta ai tumori arrivano dalla conoscenza sempre più approfondita delle cellule del sistema immunitario. “L’ultima frontiera delle conoscenze immunologiche – spiega il professor Alberto Mantovani – sono le terapie cellulari, che stanno vivendo un’importante fase di passaggio dalla ricerca alla clinica per la cura dei linfomi e il controllo delle infezioni che si associano ai trapianti di midollo. Oggi non solo siamo capaci di prelevare le cellule del sistema immunitario e farle crescere nelle cosiddette ‘fabbriche di cellule’, ma anche di ‘mandarle a scuola’, ossia istruirle per poi reinfonderle nei pazienti con un fine preciso. Ad esempio colpire le cellule infettate da un virus che causa cancro: in questo caso è come se trasferissimo nei pazienti una vera e propria pattuglia con attività antitumorale. O ancora possiamo educarle a uccidere le cellule infettate da citomegalovirus, che nei malati di tumore causano infezioni che si associano alla depressione delle risposte immunitarie”.

In Humanitas vengono utilizzate forme di terapia mirata che utilizzano i linfociti ‘citotossici’. Queste cellule del sistema immunitario vengono prelevate dal sangue del paziente o da quello di un donatore, trattate in laboratorio, ‘educate’ ad agire contro i tumori e reinfuse nel paziente. “Si tratta di programmi di terapia sperimentale – spiega il dottor Armando Santoro – che nascono dalle esperienze del dottor Adalberto Ibatici, il cui arrivo in Humanitas ha dato una nuova spinta allo studio e alla sperimentazione delle terapie cellulari per combattere i linfomi e alcuni tumori solidi, tra cui quello del rinofaringe e i sarcomi”. La conduzione di questi studi avviene in stretta collaborazione con il gruppo del professor Franco Locatelli, direttore della Clinica Pediatrica del Policlinico S. Matteo di Pavia.

Il trapianto di midollo osseo
Terapie cellulari è una definizione di ampio respiro all’interno della quale rientrano molteplici applicazioni. Tra cui anche il trapianto di midollo osseo, autologo ed allogenico. “Ormai da anni – prosegue il dottor Santoro – in Humanitas ricorriamo alla chemioterapia ad alte dosi con trapianto di cellule staminali periferiche, il cosiddetto autotrapianto di midollo (trapianto autologo). Proponiamo ai pazienti anche il trapianto allogenico, cioè da donatore: da familiare, da registro del midollo e da donatore parzialmente compatibile. Queste procedure vengono utilizzate in tutte le malattie ematologiche e ad oggi presso la nostra Unità Operativa sono stati effettuati più di 1.000 trapianti. In particolare, il trapianto autologo viene utilizzato per la cura dei linfomi e quello allogenico prevalentemente per le leucemie acute. Nel trattamento del mieloma acuto vengono utilizzati entrambi.

Negli ultimi anni abbiamo sviluppato una procedura particolare di trapianto di midollo da donatore, che si chiama ‘non mieloablativo‘ (o mini-trapianto allogenico): oggi questo trattamento è largamente utilizzato, perché ha consentito di superare i limiti d’età precedentemente fissati. Al trapianto classico allogenico non possono essere sottoposti pazienti che abbiano superato i 50 anni, mentre al mini-trapianto si può ricorrere fino ai 65 anni. Per completare lo scenario di modalità di trapianto possibili, a breve ricorreremo al trapianto da cordone ombelicale e all’utilizzo di cellule staminali anche al di là delle patologie ematologiche, per terapie di tipo rigenerativo”.

2 – Continua

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