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Dioguardi: metodi fisici per lo studio del fegato

01/04/2003

Prolegomeni allo studio della fisica del fegato è il titolo del nuovo libro scritto di Nicola Dioguardi, direttore scientifico di Humanitas, ed è destinato a 5.000 epatologi italiani.
L’autore lo definisce un lavoro un po’ particolare, a cominciare dal titolo.

Professor Dioguardi, il libro può essere definito un trattato di medicina?
“Non è un trattato di medicina, ma piuttosto una raccolta di dati e conoscenze, anche disparate (dal greco ‘prolego’, ossia scegliere) che hanno come caratteristica comune l’utilità per chi vuole approfondire lo studio del fegato in termini differenti da quelli correnti.
E’ un progetto nato da una mia personale convinzione: la medicina che si occupa del fegato considera questo organo un ente biochimico, e perciò si concentra soprattutto sui processi biochimici che si svolgono al suo interno. In questo modo, si approfondiscono conoscenze e problemi noti, ma difficilmente si scoprono cose non note. Da ciò la necessità di cambiare impostazione: vedere gli oggetti come enti fisici, studiarne la natura per capire le cause di comportamenti ancora ignoti”.

Qual è lo scopo di questo lavoro?
“Scopo del libro è spingere il medico ad affrontare la medicina (non solo l’epatologia) in termini fisici. In altre parole, a ragionare in termini più scientifici, razionali e rigorosi, prescindendo da valutazioni soggettive: si tratta di superare i limiti delle conoscenze mediche tradizionali. In queste pagine intendo fornire un metodo: per studiare che cosa sia un organo (il fegato è solo un esempio) e quale sia il suo funzionamento in termini fisici, il primo passo deve essere misurare, in altre parole applicare metodi geometrici e matematici alla medicina, ossia utilizzare la cosiddetta medicina quantitativa. Una disciplina che ha lo scopo di ottenere dati metrici, misure rigorose sulle quali basare diagnosi più esatte e veloci, stabilire cure più precise e ridurre il grado di confusione e discrepanze di pareri, qualunque sia la complessità del caso discusso, è tra gli obiettivi del medico del terzo millennio”.

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