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Con le azalee dell’AIRC, un regalo alla mamma è un regalo alla ricerca

02/05/2006

Domenica 14 maggio, in occasione della tradizionale Festa della Mamma, oltre 3.000 piazze italiane si sono tinte di rosa. E’ il colore delle 700.000 azalee che l’AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ha messo in vendita per finanziare i suoi progetti di ricerca. 300.000 volontari di AIRC hanno distribuito le azalee della ricerca e una pubblicazione tascabile che, in omaggio alla mamma, fornisce importanti consigli sulle nuove armi per proteggere il seno.
L’Istituto Clinico Humanitas ha partecipato all’iniziativa – giunta al suo ventitreesimo anno di vita – condividendo l’importanza delle attività di ricerca per combattere il cancro e distribuendo materiale informativo sulla campagna dell’AIRC.
L’oncologia ha fatto grandi passi avanti in questi ultimi 40 anni: un tumore individuato in fase precoce, prima che possa coinvolgere altri organi a distanza, è quasi sempre guaribile. Se invece il tumore si diffonde nell’organismo, è molto più difficile combatterlo. AIRC ha deciso di rafforzare il suo impegno economico proprio per sostenere quei progetti tesi a bloccare le metastasi e, quando possibile, arrivare a curarle.

“La formazione di metastasi, come tutti i processi che riguardano il cancro – spiega il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca – procede per tappe complesse, ognuna delle quali può essere un utile ‘fronte di attacco’. Per questo, in tutto il mondo, i ricercatori stanno cercando di capire quali meccanismi fanno sì che le cellule maligne lascino la sede nella quale iniziano a svilupparsi per andare a insediarsi in altri organi e tessuti, dove formano nuove masse tumorali.
Oggi il quadro è più chiaro di qualche anno fa. Da osservazioni cliniche e sperimentali, ad esempio, è emerso che le cellule tumorali in migrazione sfruttano sostanze che l’organismo utilizza già per altri scopi: prime fra tutte alcune molecole dell’infiammazione, come le chemochine usate dai globuli bianchi, specializzati nella migrazione. Queste conoscenze si stanno traducendo in applicazioni cliniche reali o potenziali, con farmaci già in uso e altri ritenuti molto promettenti.
Non solo. Poiché nelle cellule tumorali i recettori per chemochine sono presenti in quantità di gran lunga superiori alla norma, si sta verificando se possano costituire dei ‘marcatori’ per segnalare quali neoplasie sono destinate a non espandersi e quali, invece, contengono cellule che daranno metastasi. Se questo fronte di ricerca avrà successo, sarà possibile selezionare i pazienti più a rischio e studiare terapie più mirate ed efficaci”.

Per informazioni:
tel. 840001001
www.airc.it

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