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Cuore, all’origine dell’aritmia non solo elettricità ma anche meccanica

26/01/2016

L’aritmia cardiaca ha solo un’origine “elettrica”? Alla base dell’alterazione del ritmo cardiaco, che può anche portare alla morte cardiaca improvvisa, potrebbe esserci anche la “meccanica”. È la conclusione di uno studio condotto dal dottor Michele Miragoli, ricercatore e Group leader sotto la direzione dell’Area di Ricerca cardiovascolare diretta dal professor Gianluigi Condorelli dell’ospedale Humanitas.

La ricerca, realizzata con la collaborazione dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Parma e pubblicata sulla rivista Cell Reports, ha identificato un nuovo meccanismo alla base dell’aritmia cardiaca nei pazienti colpiti da insufficienza cardiaca. Il team si è servito di tecnologie sofisticate con cui è stato possibile esplorare le cellule cardiache a livello nanometrico, ovvero dell’infinitamente piccolo.

(Per approfondire leggi qui: Cuore, identificato il gene della morte cardiaca improvvisa)

«Abbiamo combinato una tecnologia con cui ricavare immagini a livello nanometrico (la microscopia a scansione di conduttanza ionica) con il mappaggio ottico della propagazione del calcio nelle cellule, fondamentale nella regolazione del battito cardiaco e nella contrazione. Abbiamo scansionato la superficie della membrana cellulare cardiaca e applicato un “soffio”, un idrogetto su un’area specifica ben definita (creste o tubuli-T) ed estremamente ridotta, appena 0,125 micron²», spiega il dottor Miragoli.

Se il calcio non si propaga l’aritmia non nasce

La pressione esercitata con l’idrogetto faceva rilasciare il calcio in modo anomalo: «In condizioni normali la cellula non si contrae, mentre con uno scompenso cardiaco i mitocondri (degli organelli cellulari) si disorganizzano e si fondono; rilasciano calcio facendo contrarre la cellula in modo anomalo. Bloccando la fuoriuscita di calcio dal mitocondrio – continua il ricercatore – il calcio non si propaga e l’aritmia non nasce».

(Per approfondire leggi qui: Cuore: lo sentiamo ma lo ascoltiamo?)

Cosa indicano i risultati di questa ricerca? «Abbiamo cercato di capire come possono nascere le aritmie cardiache da un punto di vista non elettrogenico. Abbiamo dato indicazioni utili a possibili target strutturali sui quali intervenire e non solo sulle loro proprietà elettriche per prevenire eventi mortali come l’arresto cardiaco», conclude il dottor Miragoli.

Futuri studi saranno fondamentali per capire come questo approccio possa essere utilizzato come potenziale marker clinico.

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