Stai leggendo Giornata mondiale contro l’epatite: solo 1 su 20 sa di averla

Prevenzione

Giornata mondiale contro l’epatite: solo 1 su 20 sa di averla

28/07/2016

A, B, C, D, E. Cinque lettere per indicare le forme di una malattia che “il mondo ha ignorato”: l’epatite virale. Negli anni si sono tagliati importanti traguardi per la lotta contro questa patologia, in particolare con l’introduzione del vaccino per l’epatite B, ma molto resta ancora da fare. Per questo, in occasione del World Hepatitis Day 2016 (la Giornata mondiale contro l’epatite che si celebra il 28 luglio), l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) fa sentire la sua voce invitando i Paesi membri a rafforzare l’impegno per migliorare la conoscenza sull’epatite e incrementare l’accesso ai test e ai trattamenti.

Al mondo solo 1 persona su 20 con epatite virale sa di essere stato contagiato mentre solo 1 persona su 100 è in trattamento. 400 milioni di persone sono state colpite da epatite B e C, più di 10 volte il numero di contagi di HIV. La strategia dell’Oms è garantire i trattamenti a 8 milioni di persone con epatite B o C entro il 2020 e ridurre le infezioni del 90% entro il 2030.

«L’epatite, nella stragrande maggioranza dei casi evolve come una malattia subdola perché il paziente viene a contatto con il virus non ha una sintomatologia acuta, quindi non diventa giallo, non ha sintomi particolari e subdolamente il virus s’insinua nel fegato dando una patologia cronica con un lievissimo movimento delle transaminasi», evidenzia il dottor Giovanni Covini, epatologo e responsabile del Centro Humanitas Lab, intervistato da Radio Vaticana.

Come poter ridurre il rischio di contrarre l’epatite? Facciamo il punto sui vaccini disponibili

Epatite A

si trasmette per via oro-fecale ed è endemica nei Paesi a basso sviluppo socio-economico, Frequente è l’infezione dopo aver consumato frutti di mare poco cotti. Misure di prevenzione includono il lavaggio delle mani e degli alimenti e la fornitura di acqua non contaminata. Esiste un vaccino efficace e il suggerimento è «di vaccinarsi contro l’epatite A perché può essere una malattia pericolosa in fase acuta», sottolinea il dottor Covini.

(Per approfondire leggi qui: Epatite virale, nel mondo uccide più della malaria)

Epatite B

la trasmissione del virus avviene mediante l’esposizione e il contatto con sangue infetto o utilizzando aghi e siringhe contaminati (per esempio mentre si sta facendo un tatuaggio) e tra persone che s’iniettano droghe per via endovenosa. Ma l’epatite B si può trasmettere anche attraverso pratiche sessuali non sicure e da madre infetta a neonato. Minimizzare il numero di partner e usare protezioni come il preservativo aiuta a prevenire l’epatite B. Ma è possibile anche vaccinarsi: «L’introduzione del vaccino contro l’epatite B ha cambiato lo scenario e l’incidenza di questa malattia in tanti Paesi. I benefici del vaccino sono molteplici: si prevengono anche le sue complicanze ovvero l’insorgenza della cirrosi e di alcune forme di tumore del fegato», sottolinea il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

Epatite C

l’infezione si può contrarre utilizzando strumenti non sterilizzati, scambiandosi siringhe per iniettarsi droghe per via endovenosa o con trasfusioni di sangue di provenienza non sicura. Il virus si può trasmettere anche per via sessuale o da madre a figlio (modalità meno frequenti). Non esiste un vaccino per l’epatite C ma sono stati fatti grandi progressi con l’introduzione dei farmaci antivirali ad azione diretta.

(Per approfondire leggi qui: Informati e protetti: così si prevengono le malattie sessualmente trasmissibili)

Epatite D

la trasmissione è la stessa del virus dell’epatite B. Il vaccino contro l’epatite B protegge anche dall’epatite D, ricorda l’Oms.

Epatite E

si trasmette per via oro-fecale con acqua contaminata. Un vaccino è stato sviluppato e autorizzato in Cina ma non altrove, fa sapere l’Oms

“Il mondo ha ignorato l’epatite a proprio rischio. È ora di una risposta globale simile a quelle date per combattere tubercolosi e HIV/AIDS”, ha detto Margaret Chan, il direttore generale dell’Oms. Su cosa devono impegnarsi gli Stati e le autorità sanitarie internazionali? «I risultati ottenuti con l’introduzione del vaccino contro l’epatite B sono la prova dell’impegno di tutti gli attori coinvolti nella lotta all’epatite. E i risultati sono stati notevoli non solo nei Paesi ad alto e medio reddito ma anche nei Paesi poveri, anche grazie agli sforzi di Gavi, l’Alleanza globale per i Vaccini e l’immunizzazione, che ha il vaccino contro l’epatite B nel suo repertorio», ricorda il professore.

«La frontiera dei prossimi anni sarà rendere più facile l’accesso ai farmaci per il trattamento dell’epatite C. Questi farmaci hanno un costo piuttosto elevato per i Paesi più indigenti. La strada seguita dalla Comunità di Sant’Egidio in Africa, a cominciare dall’Angola, per il trattamento dell’HIV è un possibile esempio per la lotta contro l’epatite. Si è intervenuti con successo quando molti pensavano che sarebbe stato impossibile far arrivare i farmaci antiretrovirali per l’HIV in Africa perché il loro costo era troppo alto».

 

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita