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Prevenzione

Hiv, allo studio una nuova ipotesi di vaccino

24/02/2015

 

La ricerca di una terapia o di un vaccino preventivo contro l’infezione da HIV-1 rappresenta ancora oggi una delle sfide più difficili per la medicina moderna nei confronti di una malattia, l’AIDS, che non ha ancora una cura definitiva.

Gli ultimi dati dell’UNAIDS, agenzia per l’AIDS delle Nazioni Unite, riportano un totale di 1,6 milioni di morti ogni anno e più di 35 milioni di persone infette che convivono quotidianamente con il virus. Lo sviluppo di vaccini efficaci contro l’HIV-1 è stato sinora fallimentare perché le strategie usate producevano anticorpi non neutralizzanti e poco efficaci anche a causa della notevole capacità di mutazione del virus. In un recente studio coordinato dallo Scripps Research Institute in California e recentemente pubblicato su Nature, i ricercatori americani hanno sviluppato una sostanza in grado di “inibire” in modo efficace il virus in modelli sperimentali.

 

Uno scudo contro diversi ceppi del virus HIV-1

A illustrare questa ricerca è il dott. Domenico Mavilio, responsabile del Laboratorio di Immunologia clinica e sperimentale di Humanitas.

«Più potente di qualsiasi anticorpo, questa sostanza funziona come uno “’scudo” contro diversi ceppi del virus di HIV-1 e ora si vuole procedere al più presto con i test condotti nell’uomo per confermarne l’efficacia. In questa importante ricerca frutto di oltre dieci anni di lavoro, l’aspetto innovativo risiede nella creazione di una proteina di fusione ottenuta con metodiche molecolari molto complesse, che riconosce le strutture esterne del virus mimando i recettori presenti sulla cellula immunitaria da infettare. Una volta contratta l’infezione, il virus va a parassitare principalmente i linfociti T CD4+, e si fonde con la cellula ospite inserendovi il proprio materiale genetico. Con questo meccanismo il virus utilizza tutte le funzioni della cellula bersaglio per replicarsi e infettare poi altre cellule trasformando la cellula stessa in un’incubatrice di altri virus».

«Questo nuovo composto chiamato eCD4Ig – prosegue il professor Mavilio – impedisce invece al virus di unirsi alla cellula ospite e si è dimostrato molto efficace. L’ecd4-ig comprende due imitazioni dei recettori ai quali si lega il virus HIV-1 sui linfociti T CD4+ ed è in grado di legare solo le regioni più conservate della capsula con un’avidità molto maggiore di qualsiasi altro anticorpo finora testato. Questo composto riesce quindi a legare il virus impedendogli di infettare la cellula bersaglio e riuscendo di fatto a neutralizzarlo. Si tratta dunque dell’inibitore più potente e ad ampio spettro mai scoperto ed efficace».

 

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