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Bambini, quello che si impara nei primi 5 anni di vita influenza l’intera esistenza

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Successo sul lavoro, solidità dei legami, rapporti con i genitori. Quello che ci capita da adulti, il nostro carattere e l’atteggiamento verso il mondo sono fortemente influenzati da quello che accade nei primi 5 anni della nostra esistenza. A confermarlo è uno studio statunitense coordinato dal Virginia Tech Carilion Research Institute, l’Abecedarian Project, che da 45 anni segue un gruppo di 100 individui studiando che rapporto c’è fra vita adulta e i primi 5 anni di vita. Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Nuara, Pediatra e Neonatologo di Humanitas San Pio X.

 

La qualità della vita dipende dall’educazione ricevuta nell’infanzia

Gli adulti che sono stati ben seguiti da piccoli, almeno fino al quinto anno di vita, hanno più successo sul lavoro, sono più equilibrati e hanno rapporti più stabili con i genitori. A confermarlo è uno studio statunitense coordinato dal Virginia Tech Carilion Research Institute, l’Abecedarian Project, che da 45 anni segue un gruppo di 100 individui studiando che rapporto c’è fra vita adulta e i primi 5 anni di vita.

La ricerca ha preso in considerazione due gruppi di bambini e ha esaminato il loro livello di apprendimento nel tempo, monitorando la qualità di vita rispetto alle esperienze positive e negative vissute nei primi cinque anni di vita. Quello che è emerso è che un’educazione di qualità permette ai bambini che vivono in situazioni di grande disagio sociale di raggiungere ottimi traguardi nella vita.

Non solo l’educazione, ma anche il contesto sociale e di relazioni in cui cresce il bambino influenzano positivamente o negativamente lo sviluppo emotivo e cognitivo dell’individuo – spiega il dottor Marco Nuara -. Le situazioni di disagio e stress possono ridurre la capacità di apprendimento e di gestire le emozioni e di conseguenza le relazioni”.

La giusta stimolazione cambia il cervello

Chi viene seguito in modo adeguato da un punto di vista didattico per i primi 5 anni di vita ne ha beneficio anche nell’età adulta. I bambini vanno stimolati con giochi, letture e dialogando con loro se si vuole influire plasticamente sul loro cervello. Attività, letture e conversazioni, anche da piccolissimi, sembrano quindi essenziali allo sviluppo. Dalla ricerca è emerso che gli adulti che erano stati seguiti e stimolati dalle 6 settimane ai 5 anni di vita avevano maggiori probabilità di trovare un impiego, di avere successo sul lavoro, di raggiungere un buon tenore di vita e di avere un rapporto equilibrato con i propri genitori. Questo dipende dal fatto che quando si nasce il cervello è pronto a costruire reti neuronali che però devono essere attivate dall’esperienza.

“Parlate sempre ai vostri bambini, già dai primi giorni di vita – raccomanda il pediatra -. La voce del genitore, oltre a creare emozione e rassicurare stimolerà lo sviluppo del linguaggio”.

“Fate ascoltare musica e canzoni che stimolino il bambino alla loro riproduzione. Lasciate che il bambino possa muoversi liberamente nello spazio imparando a conoscere se stesso, il suo corpo e ciò che lo circonda. Offrite la maggior varietà possibile di forme e materiali da manipolare, verificando sempre prima la sicurezza degli stessi”.

 

L’infanzia come momento centrale per la vita e le cure

Che l’infanzia sia un momento centrale nella vita e nella cura di un individuo è un risultato che non stupisce gli esperti del settore. La stretta correlazione fra i primi anni dell’infanzia e la formazione dell’individuo dal punto di vista emotivo, cognitivo e sociale era già stata già messa in evidenza da diversi studi. La parola d’ordine è quindi stimolare il più possibile i neonati e i bimbi piccoli. Visto che quello che può far la differenza è l’educazione emotiva, l’adulto deve diventare un allenatore emotivo. Sentendo quello che il bambino sente, l’adulto insegna al bambino a riconoscere le emozioni.

“Nominando e traducendo in parole gli stati emotivi del bambino, lo aiutiamo a interpretarli, a gestirli e di conseguenza ad adattarsi alle situazioni, soprattutto a quelle di stress, che vivrà nell’infanzia, ma anche nella sua vita adulta”, conclude il pediatra.