Oltre un miliardo di persone nel mondo soffre di emicrania, 136 milioni in Europa, le donne 3 volte più colpite degli uomini. Parliamo di una patologia fortemente invalidante con costi sociali ed economici enormi e con un impatto negativo su molteplici aspetti della vita, incluso il progetto di una gravidanza.
Ce ne parla il dottor Vincenzo Tullo, neurologo e specialista in medicina del sonno e delle cefalee di Humanitas.
Cos’è l’emicrania?
L’emicrania è la forma più comune di mal di testa. Di solito si presenta come un dolore molto intenso di tipo pulsante, che tende a sorgere lentamente nella parte anteriore o su un lato della testa (non mancano i casi bilaterali), salire di intensità e coinvolgere soprattutto la fronte e le tempie. Il dolore peggiora con il movimento come salire una rampa di scale. Talvolta l’emicrania è preceduta da alcuni segnali, come lampi di luce o formicolio alla gamba o al braccio ed è detta emicrania con aura.
L’emicrania può durare poche ore o persistere per diversi giorni, con sintomi variabili: dolore, nausea, vomito, sensibilità alla luce e ai suoni. Spesso, infatti, il soggetto colpito ha bisogno di trovarsi in un luogo il più possibile buio e silenzioso.
Emicrania: le cause
Le cause dell’emicrania sono ascrivibili a più fattori. Possiamo indicare la predisposizione genetica, fattori esterni, patologie sistemiche, fattori ormonali. La familiarità è molto comune: se in famiglia ci sono casi di emicrania ricorrente le probabilità che il disturbo si presenti aumentano.
Inoltre, in alcuni casi lo stress, l’alimentazione, i disturbi del sonno, ma anche i cambiamenti climatici hanno un ruolo nella sua comparsa.
Lo studio Mayo Clinic Proceedings
Un recente studio pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings ha osservato che circa il 20% delle donne con emicrania evita la gravidanza a causa del mal testa, temendo un peggioramento del dolore e l’impossibilità di assume gli analgesici per un effetto tossico sul feto.
Le evidenze scientifiche, tuttavia, dimostrano che l’emicrania migliora durante la gravidanza nel 70% delle donne per una relativa stabilità ormonale e per l’effetto analgesico delle beta-endorfine, in particolare nel II e III trimestre. Circa tre quarti delle donne con emicrania sperimentano un netto miglioramento durante la gravidanza, con una significativa riduzione della frequenza e dell’intensità degli attacchi. È quindi possibile limitare l’uso dei farmaci, riducendo così il rischio di eventi avversi correlati ai farmaci. Nell’immediato post-partum il rapido calo degli estrogeni e delle beta -endorfine può scatenare un attacco di emicrania nel 30-40% dei casi, tra il III e il VI giorno dopo il parto.
L’emicrania inoltre non sembra aumentare il rischio di malformazioni fetali.
Durante l’allattamento persiste il miglioramento raggiunto in gravidanza, fino alla comparsa delle mestruazioni.
Emicrania in gravidanza: terapie e prevenzione
Quando è necessario ricorrere a una terapia per la fase acuta esistono farmaci e opzioni non farmacologiche efficaci e associati a un basso rischio. La prevenzione degli attacchi deve sicuramente comprendere misure igieniche e comportamentali che siano in grado di garantire il maggior benessere possibile e fra queste vi sono una corretta alimentazione, una moderata attività fisica, il rispetto dei ritmi sonno veglia e l’evitare situazioni di stress psico-fisico.
È essenziale quindi che tutte le donne che stiano pianificando una gravidanza o che siano incinte, discutano le varie opzioni di trattamento con il proprio neurologo, così da poter prendere decisioni informate.