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Intestino e digestione

Manometria anorettale, un aiuto nella diagnosi di stitichezza e incontinenza anale

08/04/2019

L’incontinenza anale e la stitichezza cronica sono due disturbi dai sintomi diametralmente opposti che interessano lo sfintere anale. Mentre la prima è la perdita involontaria delle feci a seguito dell’incapacità dei muscoli anali di contrarsi e quindi di restare chiusi, la seconda si caratterizza per una difficoltà ad andare di corpo. Per diagnosticare e trattare questi due disturbi, che compromettono in maniera importante la quotidianità di chi ne soffre, in Humanitas è possibile ricorrere alla manometria rettale, una metodica di diagnosi ma anche di riabilitazione. Il biofeedback con manometria anorettale ha dimostrato di apportare notevole beneficio nel 70% dei casi sia di stitichezza espulsiva che di incontinenza anale. Ne abbiamo parliamo con il professor Enrico Corazziari e con la dottoressa Elisa Carlani, specialisti in Gastroenterologia in Humanitas.

 

I tempi del transito intestinale

Inizia con un rallentamento del transito che si manifesta in genere con una ridotta frequenza nell’andare di corpo e un indebolimento o un’assenza dello stimolo a evacuare. Per capire se i tempi del transito intestinale sono normali o patologici si può eseguire una radiografia dell’addome che servirà a calcolare il tempo di passaggio del contenuto fecale attraverso l’intestino e individuare in quale punto avviene il rallentamento. Questo passaggio a volte è il primo vero la diagnosi di stitichezza cronica, alla cui base ci possono essere diversi meccanismi: da un lato un rallentamento del tempo di passaggio del contenuto fecale attraverso un intestino che si contrae meno o male, dall’altro un difetto nella capacità di coordinare la forza esercitata con i muscoli dell’addome con il rilasciamento dei muscoli a livello dell’ano, un difetto che finisce per ostacolare l’espulsione delle feci.

Stitichezza, l’importanza di capire le motivazioni

Se il problema della stitichezza risiede in un tempo rallentato di passaggio del contenuto fecale si ricorrerà a terapia farmacologica: lassativi, enterocinetici o secretagoghi potranno essere impiegati per accelerare il transito così come altri accorgimenti alimentari potranno aiutare. Se invece il problema risiede in un difetto di coordinazione occorre la riabilitazione fisica dei muscoli deputati alla defecazione. In condizioni normali, infatti, l’ano non permette la fuoriuscita involontaria di feci perché dotato di due anelli muscolari (sfinteri) normalmente chiusi. Quando avvertiamo lo stimolo ad andare di corpo, l’espulsione delle feci avviene coordinando la contrazione dei muscoli addominali, che determinano un aumento della pressione che con forza spinge il contenuto dell’intestino verso l’uscita, con il rilasciamento degli sfinteri dell’ano che non oppongono più resistenza al transito delle feci. Molte persone perdono la capacità di coordinare la contrazione dei muscoli addominali con il rilasciamento degli sfinteri anali e pertanto soffrono di una forma di stitichezza che si distingue per la difficoltà di espulsione delle feci. I sintomi caratteristici si manifestano durante l’atto della defecazione e ne sono un esempio: uno sforzo a cui segue scarsa o nulla emissione di feci, un senso di blocco anale e il ricorso alle dita per facilitare il passaggio delle feci.

La perdita involontaria delle feci, incontinenza anale, si verifica invece in seguito alla perdita, da parte dei muscoli degli sfinteri anali, della capacità di contrarsi e quindi di rimanere chiusi. Un disturbo relativamente frequente con l’avanzare dell’età.

 

La manometria anorettale per la diagnosi

La diagnosi e il trattamento di questi difetti della contrazione muscolare si effettua con un esame facile e privo di rischi: la manometria anorettale. Il biofeedback con manometria anorettale ha dimostrato di apportare notevole beneficio nel 70% dei casi sia di stitichezza espulsiva che di incontinenza anale. Il metodo consiste nel misurare la forza e i tempi di contrazione e di rilasciamento degli sfinteri anali introducendo nell’ano un sondino di plastica della grandezza di pochi millimetri con un palloncino di lattice posto all’estremità, mentre il paziente giace sdraiato sul lettino. Questo esame, della durata di 10-15 minuti, consente di porre diagnosi di stitichezza espulsiva o di incontinenza. Come tutti i muscoli, anche quelli anali possono essere riabilitati a migliorare la propria capacità di inibirsi o contrarsi in modo temporalmente coordinato con lo stimolo ad andare di corpo. La tecnica della manometria anorettale è utilizzata anche per la riabilitazione della coordinazione muscolare sia della stipsi di tipo espulsivo sia dell’incontinenza anale, e consente al paziente di vedere su un monitor la rappresentazione delle contrazioni e dei rilasciamenti degli sfinteri anali. In questo modo il paziente impara a contrarre o a rilasciare o a modulare nel tempo giusto la muscolatura, sotto la guida di un operatore. Nel caso di stipsi espulsiva, il paziente impara a coordinare la muscolatura addominale con quella sfinteriale anale guardando direttamente sul monitor le fasi di contrazione e di rilasciamento dei propri muscoli. In caso di incontinenza anale invece, il paziente si esercita a contrarre i muscoli dell’ano guidato da un riabilitatore e osservando direttamente sul monitor gli effetti dell’esercizio.

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