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Sensibilità al glutine non celiaca, come diagnosticarla?

08/05/2017

Un insieme di sintomi che possono anche non interessare solo l’intestino caratterizza la sensibilità al glutine non celiaca, una sindrome ormai riconosciuta e ben distinta dalla celiachia. Anche se una persona non è celiaca o non è allergica al frumento può sviluppare una serie di sintomi dopo aver ingerito alimenti contenenti glutine, la proteina contenuta in alcuni cereali come grano, orzo e segale.

Il glutine è dunque sempre colpevole, ma la reazione dell’organismo è diversa: «Nell’1% della popolazione italiana che è affetta da malattia celiaca – spiega il dottor Roberto Colombo, coordinatore dei laboratori di analisi di Humanitas – il glutine scatena una reazione immunitaria che porta a un’infiammazione dell’intestino tenue. Mentre nella sensibilità al glutine non celiaca questa proteina favorisce un’infiammazione molto più debole che non danneggia l’intestino come invece accade per la celiachia».

Il riconoscimento della gluten sensitivity è recente

«Nel 2011 la sensibilità è stata codificata nel corso di una consensus conference con i massimi esperti mondiali di gastroenterologia da un professore dell’università del Maryland. La sua incidenza è stata stimata in circa il 7% della popolazione».

(Per approfondire leggi qui: Sensibilità al glutine, a causarla una barriera intestinale difettosa?)

Come detto i sintomi possono essere sia intestinali come meteorismo, dolore addominale, nausea, diarrea, che extra-intestinali, dal malessere generale alla cefalea alle eruzioni cutanee. I sintomi migliorano se si esclude il glutine dalla dieta e possono manifestarsi nuovamente se il glutine viene reintegrato. Ma quando una persona manifesta queste condizioni cosa deve fare? In altre parole, come si diagnostica la sensibilità al glutine non celiaca?

La sensibilità al glutine è una forma di intolleranza

«Una persona può essere sottoposta contemporaneamente ai test per la diagnosi della celiachia e a quelli per la sensibilità al glutine. Un esame introdotto e poi accantonato ormai 20 anni fa è stato riattivato per poter diagnosticare la gluten sensitivity: è il test dell’anti gliadina “nativa” con cui individuare la presenza di anticorpi specifici. Se gli esami per la celiachia sono negativi mentre questo test dà risultato positivo, allora il paziente è molto probabilmente affetto da sensibilità al glutine non celiaca – aggiunge il dottor Colombo».

(Per approfondire leggi qui: Una dieta senza glutine fa bene solo a chi ha la celiachia)

Al test dell’anti gliadina “nativa” è abbinato quello utilizzato per diagnosticare altre forme di intolleranze alimentari, ovvero le reazioni avverse che si scatenano a seguito dell’ingestione di un alimento o di una sua componente, ad esempio una proteina proprio come il glutine o un carboidrato come il lattosio: «Il test per le intolleranze dosa gli anticorpi IgG contro 45 alimenti che compongono la dieta maggiorente adottata dagli italiani», conclude l’esperto.

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