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Tecnologia

Dispositivi touch: attenzione a mani e dita

11/03/2014

C’è sempre un rovescio della medaglia. Una faccia, quella buona, ci racconta che lo sviluppo della tecnologia e l’uso intensivo dei nuovi supporti con cui accediamo a internet – siano questi smartphone o tablet – accelerano la nostra comunicazione con il mondo. Dati recenti Audiweb (dicembre 2013) certificano che 22 milioni di persone, che corrispondono al 47% degli italiani tra gli 11 e i 74 anni, accedono alla rete da cellulari e smartphone mentre da tablet sono 7 milioni di persone, il 15%, un dato in costante crescita.

Ma l’altra faccia della medaglia, quella meno buona, dice che un intenso utilizzo delle mani e delle dita attraverso le quali consultiamo i nostri mini “pc” da tasca, possono provocare disturbi fino a scatenare vere e proprie patologie. Chiamasi tunnel carpale o dito a scatto, che cominciano a insorgere anche tra i giovani, i maggiori “addicted” alla tecnologia.

Ne abbiamo parlato con il dottor Davide Smarrelli, responsabile dell’Unità funzionale di Chirurgia della mano di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Smarelli è vero che digitare sms sulle minitastiere dei cellulari o tablet può provocare problemi anche seri alla mano?

«Certamente, sollecitare molto l’articolazione del pollice e dell’indice può indolenzire la struttura della mano e di conseguenza anche il polso. La mano è un organismo complesso fatto non solo di ossa ma anche di strutture legamentose, capsulari, tendini, nervi e arterie.  Il pollice in particolare è una delle dita più utilizzate perché, oltre che servire a digitare, è l’elemento cardine per la funzionalità della mano».

Quindi se il pollice comincia a dare dei bruciori che cosa significa?

«Un bruciore alla base del pollice può essere la spia di un problema degenerativo all’articolazione che, alla lunga, può portare a un processo artrosico. Ci sono poi i tendini da tenere in considerazione, gli “elastici” di ossa e articolazioni, che possono subire irritazioni per un uso eccessivo della loro funzionalità».

Questo per la telefonia mobile. Ma c’è anche il mouse che oramai da anni è accusato di fare del male ai nostri polsi, leggi tunnel carpale…

«Sì, è una delle cause di un’infiammazione molto frequente dei nervi all’interno del nostro polso, universalmente nota come sindrome del tunnel carpale. La sindrome del tunnel carpale è la patologia più frequente che riscontiamo noi chirurghi della mano e che si manifesta con un iniziale formicolio alle dita, soprattutto di notte, a causa della compressione del nervo mediano all’interno del polso. Se il disturbo cresce, possono manifestarsi anche segnali degenerativi come la perdita di sensibilità delle dita e di forza della mano. Disturbo che percepiamo usando il mouse, o anche tenendo in mano il telefono cellulare per parlare, perché l’estensione del polso provoca un aumento della pressione all’interno del canale carpale tre volte superiore alla pressione normale».

Anche il cosiddetto dito a scatto è un “effetto collaterale” della tecnologia?

«Direi di sì. La tenosinovite stenosante, più comunemente nota come dito a scatto, è un processo infiammatorio del rivestimento sinoviale della guaina tendinea. L’evoluzione del processo infiammatorio può portare ad alterazioni strutturali e volumetriche con un ispessimento, sino a un aumento, delle dimensioni dei tendini. Lo scatto rappresenta l’elemento più caratteristico con conseguente difficoltà al movimento della flesso-estensione del dito coinvolto, dolore e gonfiore locale».

È possibile fare prevenzione?

«Difficile, direi. Il consiglio, ahinoi banale, è di limitare i movimenti, mandare un sms in meno piuttosto che uno in più, alzarsi dal tavolo su cui è collocato il nostro pc, sgranchire le gambe ma non le nostre dita perché in questo modo accumuliamo stress a stress».  

Se invece il disturbo a dita e mano è ormai assodato, come ci dobbiamo comportare per risolverlo?

«Innanzitutto va valutato il tipo di disturbo rivolgendosi a uno specialista, il chirurgo della mano. Dal punto di vista diagnostico ci serviamo, ovviamente a seconda dei singoli casi, di esami strumentali come radiografia ed ecografia, e dell’elettromiografia che studia dell’attività elettrica del nervo. Si possono prescrivere inizialmente trattamenti con farmaci neurotrofici, terapie come ultrasuoni o utilizzo di tutori. Se però questi trattamenti non funzionano, bisogna procedere con interventi di chirurgia mini invasiva. Attenzione però: i tagli sono piccoli così come la durata dell’intervento ma nulla va preso con leggerezza; la mano è una struttura molto delicata dove le mini incisioni hanno bisogno di cure e di un attento decorso post operatorio».

 

 

 

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