Multitasking, esiste davvero?

Quando facciamo più cose nello stesso momento ci sentiamo sopraffatti ma allo stesso tempo anche produttivi, orgogliosi della nostra capacità di destreggiarci tra tanti impegni e scadenze. In realtà questo tipo di comportamento definito come “multitasking” ci rende meno efficienti al lavoro e nella nostra vita. Abbiamo un cervello con miliardi di neuroni e molti miliardi di connessioni, in grado di fare più cose allo stesso tempo. Ne parliamo con il Professore Alberto Albanese, neurologo di Humanitas.

 

Le operazioni in contemporanea sovraccaricano il cervello

Ci vuole un tempo (variabile da una persona all’altra) per riorientare il cervello quando passa da un compito primario ad un compito diverso e distraente, come la scrittura di un’e-mail. L’efficienza della prestazione cognitiva infatti può diminuire fino al 40% poiché il compito primario rimane ad occupare una quota del nostro computer-cervello. In queste condizioni, la memoria a lungo termine soffre e la creatività, un’abilità di solito collegata al tenere in considerazione associazioni multiple e meno comuni, viene ridotta. Insomma, il multitasking rischia di renderci meno produttivi.
In ogni momento il nostro cervello sceglie quali informazioni elaborare. Il multitasking riduce queste capacità di adattamento automatico. Ad esempio, se ascoltiamo una voce mentre ci parla, la corteccia visiva diventa sempre meno attiva, quindi quando parliamo al telefono con un cliente e lavoriamo allo stesso tempo al computer, la nostra capacità di “ascoltare” è ridotta.

Perché ci ostiniamo a provare a fare più cose contemporaneamente?

Alcune informazioni vengono elaborate automaticamente, indipendentemente da ciò su cui stiamo cercando di concentrarci. Le distrazioni sostenute dalla tecnologia spesso ci allontanano dai nostri compiti primari, perché le comunicazioni in corso sono considerate dal cervello prevalenti  su altre funzioni e quindi meritevoli di interromperle. Il motivo è semplice: avere accesso a più informazioni ci fa sentire a nostro agio. La tendenza naturale è di cercare informazioni che confermino ciò in cui già si crede, poiché più conferme riceviamo più aumenta la fiducia nelle nostre scelte.
“È buona norma dare attenzione adeguata all’attività che stiamo facendo, senza farci distrarre dal resto se vogliamo essere produttivi e creativi – ha commentato lo specialista -. Non tutte le informazioni da cui siamo bombardati sono realmente utili. Considerare quali attività comunicative siano degne di interromperci e quali no migliora il benessere e la concentrazione”.

Prof. Alberto Albanese: