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Multitasking vs efficienza, vero o falso?

30/06/2016

Il mondo contemporaneo con la sua frenesia e le sue pretese di produttività ed efficienza ci hanno reso tanti sosia di Kalì, la divinità indiana con mille braccia. In ufficio, così come a casa, siamo continuamente tentati e allettati da molteplici stimoli che, contemporaneamente, pretendono la nostra attenzione: allora con una mano gestiamo il telecomando, con l’altra scorriamo sul video del nostro tablet, diamo uno sguardo alla notifica appena registrata da Facebook e, con la coda dell’occhio, controlliamo la casella mail. Proprio da questo sovraffolamento di informazioni e dall’innaturale pretesa di gestire tutto, nasce la cattiva abitudine chiamata “multitasking”.

Se fino a qualche anno fa, la gestione in parallelo di più attività era considerata un’abilità invidiabile, le più recenti ricerche dissentono: pare proprio che, i fanatici dell’iperattività in parallelo siano più inclini ad ansia e depressione, fatichino a organizzare i pensieri e darsi delle priorità. Ma, se questa abitudine è tanto dannosa, perché non riusciamo a liberarcene? «Per ogni, azione conclusa, seppur piccola – spiega la dottoressa Paola Parisi, psicoterapeuta di Humanitas Medical Care e specialista presso Humanitas Mater Domini – il nostro cervello gode di una scarica di dopamina che funge da ricompensa. Da qui l’esigenza di frammentare e moltiplicare le azioni, per ottenere rapidi e immediati ‘premi’».

Non ci sono però solo danni a breve termine: sulla distanza, infatti, evidenzia lo studio condotto presso la Stanford University, si rischia di perdere la capacità di filtrare le informazioni, e questo ci rende poi meno efficienti e più lenti nello svolgimento anche delle mansioni più semplici. Fa eco a questa ricerca, l’indagine firmata dalla University of London che ha verificato addirittura un calo del quoziente intellettivo nei soggetti che praticano il “multitasking”, quantificando il danno ad un crollo del QI di ben 15 punti (al di sotto delle capacità cerebrali di un ragazzino di 8 anni).

«Si può allora affermare che meno è meglio: bisogna imparare, infatti, a filtrare e scegliere cosa è primario e cosa può essere posticipato. Si rivela estremamente utile darsi qualche piccola regola per riappropriarsi del tempo e gestirlo in maniera ottimale», conclude la dottoressa Parisi. Ecco alcuni esercizi di rilassamento per sottrarsi alla frenesia:

  • Visualizzare i problemi come piume che, posatesi sulla mano, possono essere soffiati via
  • Organizzare ogni sera una lista di “to do” (ossia compiti da fare) per il giorno seguente
  • Concediamoci una pausa meditativa di almeno 20 minuti al dì, magari lasciandoci cullare da una buona musica di sottofondo
  • Ritagliamoci del tempo da trascorrere in compagnia delle persone che amiamo, accantonando tutti i device tecnologici.

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