I bambini italiani sono fra i più obesi di Europa, a dispetto della tanto osannata dieta mediterranea, e ad essere maggiormente in sovrappeso sono le femmine. Ciò nonostante l’Italia ha anche il maggior tasso di obesità infantile tra i maschi (21% pari merito con Cipro) mentre il 42% dei maschi è obeso o in sovrappeso. Le bambine italiane invece hanno uno dei tassi più alti di obesità e sovrappeso: il 38%. Ne parliamo con il dottor Marco Nuara, medico di Neonatologia di Humanitas San Pio X.
La dieta mediterranea segue un’alimentazione corretta?
Nonostante il mare Nostrum abbia dato il nome alla dieta più celebre e salubre del mondo, i Paesi che vi si affacciano hanno il più alto tasso di obesità infantile. Il paradosso Mediterraneo. Gli ultimi dati della Childhood Obesity Surveillance initiative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano infatti che in Italia, Cipro, Spagna, Grecia e Malta circa un ragazzo su cinque (dal 18% al 21%) è obeso. Tuttavia, nonostante l’alto tasso globale, in diversi Paesi, tra cui l’Italia, si è registrata una notevole riduzione del problema.
Un altro aspetto positivo che riguarda anche i bambini italiani è il consumo di frutta almeno a giorni alterni, se non quasi tutti i giorni, e il ridotto consumo di cibi da fast food e pizza.
“Seguire la dieta mediterranea non vuol dire semplicemente mangiare piatti della tradizione italiana – precisa il pediatra -: per esempio pasta e pizza tutti i giorni. La tanto acclamata dieta mediterranea, sinonimo di salute e benessere, è la cucina povera dei nostri nonni. Essi consumavano grandi quantità di frutta e verdura a km zero, legumi almeno 5-6 volte a settimana e il consumo di proteine animali era limitato, soprattutto quello di carne”.
Secondo lo specialista, per capire se davvero stiamo seguendo la vera dieta mediterranea, basterebbe che ognuno di noi confrontasse le proprie abitudini a tavola con la piramide alimentare: “Il benessere economico e lo sviluppo dell’industria alimentare e dei trasporti ha portato a modificare i nostri consumi – ha detto Nuara -. Attualmente in Italia i bambini consumano in particolare troppa carne e troppi zuccheri. La tradizione di strutturare il pasto in antipasto, primo, secondo e dolce contribuisce nel favorire gli eccessi. Pensate ad un antipasto con pane e salumi, un primo di lasagne e un secondo di carne con patate. Praticamente tre pasti completi e sovrapponibili all’interno di un unico pasto. Al contrario la cucina ‘etnica’ prevede generalmente un piatto unico principale con proteine, cereali e olio. Quindi paradossalmente la cucina non italiana è attualmente più equilibrata rispetto a quella autoctona”.
I dati
Quelli sui tassi di obesità dei bambini italiani sono gli ultimi dati presentati dalla Childhood Obesity Surveillance Initiative (2015-17) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, resi noti pochi mesi fa al congresso europeo sull’obesità di Vienna.
Lo studio ha coinvolto circa 250 mila bambini fra i 6 e i 10 anni. Francia, Norvegia, Irlanda, Danimarca, Lituania sono tra i paesi dai bambini più in linea con tassi di obesità infantile che vanno dal 5 al 9%. In positivo va però sottolineato che in paesi come Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, sebbene i tassi di obesità e sovrappeso siano elevati, c’è stata un’importante diminuzione attribuibile all’enorme sforzo che i singoli paesi hanno speso negli ultimi anni nella prevenzione e nel controllo di questa patologia legata ad errate abitudini alimentari.
L’importanza della “cultura alimentare” e della lotta alla sedentarietà
Oltre ad una sempre minor cultura alimentare (anche se negli ultimi la tendenza sembra invertirsi), secondo il dottor Nuara un’altra differenza sostanziale da tenere presente rispetto alle generazioni precedenti e che contribuisce nell’aumento del sovrappeso è la maggior sedentarietà. “Se anni fa io andavo a scuola a piedi e il tempo libero lo spendevo a correre dietro ad un pallone, ora i bambini vengono accompagnati con l’auto fin sull’uscio della scuola e il tempo libero lo spendono fermi davanti ad uno schermo”, ha concluso lo specialista, confermando che la lotta alla sedentarietà è un imprescindibile tassello se si vuole ridurre l’obesità infantile.