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Adolescenti e obesità, dagli USA un freno alle diete

16/09/2016

Le problematiche legate al sovrappeso e all’obesità richiedono un’attenzione particolare, soprattutto quando si parla di adolescenti, soggetti che vivono un’età in cui gli equilibri fisici e psicologici possono essere delicati e tali da influire positivamente o negativamente su tutto il corso della loro vita.

L’American Academy of Pediatrics ha di recente stabilito le nuove linee guida da osservare per la prevenzione e la cura dell’obesità e dei disturbi alimentari dei 14-15enni. Per ottenere buoni risultati, si dice in apertura di queste linee guida, bisogna educare i giovani in sovrappeso ad adottare uno stile di vita bilanciato e salutare, evitando di concentrare tutta l’attenzione sul peso e sulle diete.

Ne parliamo con la dottoressa Barbara Mingardi, psicoterapeuta del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

Quale pericolo può insorgere dal costringere adolescenti con obesità a diete rigorose?

«Da un punto di vista psicologico, bisogna dire che ogni costrizione, soprattutto se molto restrittiva e prolungata nel tempo, può generare il desiderio di voler fare l’opposto. Un conto è fornire indicazioni o essere di buon esempio nelle scelte e nelle abitudini alimentari di tutti i giorni, un altro è imporre una serie di divieti che alla lunga, soprattutto quando si ha a che fare con adolescenti, può diventare controproducente. Le linee guida americane sottolineano come sia importante, innanzitutto, prevenire le situazioni di obesità, puntando su comportamenti alimentari corretti, piuttosto che intervenire in modo drastico solamente quando il peso è già divenuto un problema clinicamente significativo».

(Per approfondire leggi qui: Obesità, sotto accusa gli spot con le pop star di snack e bevande gasate)

Tra le indicazioni delle linee guida americane c’è anche quella di evitare di prendere in giro il ragazzo per il suo peso…

«Più che giusto, per due motivi. Primo perché il ragazzo può sentirsi ferito dall’essere deriso, secondo perché la presa in giro tende a incasellarlo in un certo ruolo, con l’obesità che viene erroneamente considerata come una caratteristica del suo essere persona. È giusto che il ragazzo si renda conto di trovarsi in una certa condizione, ma non deve per questo sentirsi catalogato, collegato a uno stereotipo da cui è psicologicamente difficile uscire».

Gli adolescenti con problemi di peso sono consapevoli della loro situazione?

«In genere se ne rendono conto, ma non sempre questa consapevolezza è collegata a una visione corretta di quali possano essere i comportamenti alimentari che hanno contribuito all’aumento del peso. Possono inoltre insorgere, in alcuni casi, meccanismi di negazione del problema, proprio a difesa della sofferenza che l’adolescente prova dentro di sé. È importante, quindi, aiutarli a individuare quegli strumenti che possano poi utilizzare per un cambiamento».

(Per approfondire leggi qui: Obesità, tra dieci anni 1 adulto su 5 sarà obeso)

Dalle linee guida americane traspare una volta di più l’importanza, anche in questo ambito, dell’esempio della famiglia…

«Sì, viene sottolineato ad esempio come sia importante che la famiglia consumi i pasti unita e che in questo ambito i giovani possano godere di un buon esempio da parte degli adulti. La prima forma di prevenzione di malattie come l’obesità arriva infatti dall’esempio pratico che la famiglia riesce a mettere in atto. E anche quando si lavora con gli adolescenti in sovrappeso, è fondamentale che siano coinvolti anche gli adulti che vivono con loro. Tutta la famiglia deve procedere in linea con il lavoro che lo specialista esterno sta conducendo insieme al giovane, per evitare che ciò che viene fatto risulti vanificato».

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