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Disturbi di ansia e panico

Qual è il ruolo della famiglia nei disturbi d’ansia?

11/03/2020

In Italia sono circa 6 milioni le persone che soffrono di disturbi d’ansia e di panico: ve ne sono diverse tipologie e tra le più comuni e frequentemente invalidanti menzioniamo la fobia specifica (FS), il disturbo di panico (DP), il disturbo d’ansia sociale (DAS) e il disturbo d’ansia generalizzata (DAG).

 

Più frequenti nel sesso femminile, i disturbi d’ansia esordiscono nella vita dell’individuo molto presto, in tarda età infantile (in alcuni casi, già a 11 anni) e all’inizio della fase adolescenziale: va da sé che la famiglia abbia un ruolo fondamentale nella gestione e nella presa di coscienza del problema.

 

Ma in che modo? Ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X. 

 

Le problematiche relative ai disturbi d’ansia

Iniziamo con l’affermare che una percentuale significativamente elevata di pazienti non viene curata: di circa il 50% dei pazienti a cui viene riconosciuto un disturbo d’ansia, solo 1/3 riceve un trattamento adeguato. 

 

È spesso difficile per chi soffre riconoscere di avere un problema e richiedere l’aiuto adatto. Alla base di questa difficoltà può esserci l’imbarazzo di aver bisogno degli altri, la resistenza familiare, l’incapacità di trovare esperti qualificati, la semplice vergogna di ammettere di avere bisogno di un supporto psichiatrico o la natura “invisibile” del problema. 

 

Molto spesso si dà la colpa dello sviluppo di un disturbo d’ansia alla famiglia, a comportamenti che hanno caratterizzato il lavoro genitoriale (l’attaccamento, la rigidità, il senso di colpa eccetera), o a eventi traumatici o stressanti.

 

Ridurre solo a questi indici l’origine dei disturbi d’ansia è un errore. È ormai assodato che allo sviluppo di un individuo e delle sue caratteristiche cooperano anche altri fattori, come la biologia, la perdita del benessere fisico, l’ereditabilità e la predisposizione genetica.

 

Family Accommodation, il coinvolgimento della famiglia

I disturbi d’ansia non colpiscono solo chi ne è direttamente affetto, ma anche le persone a loro vicine: familiari e partner si ritrovano spesso a dover sopportare il peso della malattia, costretti a vivere con e prendersi cura di una persona con una patologia invalidante.

Con il termine family accommodation (FA) si intende il ruolo e il livello di coinvolgimento della famiglia nel disturbo di un determinato paziente. il suo ruolo è fondamentale in quanto, in alcuni casi, il familiare mette in atto comportamenti specifici e diretti che possono favorire il mantenimento o provocare l’aggravamento della sintomatologia.

 

Il medico dovrà indagare da subito il ruolo dei familiari e il grado del loro coinvolgimento nel disturbo: è importante fornire loro informazioni corrette, spiegare cosa succede e aiutarli a capire il familiare. Se l’ansia non è mai stata vissuta in maniera eccessiva, risulterà più complicato capire la sofferenza che sta provando il familiare in quel momento.

 

Lo specialista potrà poi proporre al familiare del paziente strategie di coping, cioè tecniche personali che lo aiutino a gestire i sintomi di tensione/ansia che la malattia del proprio caro gli può indurre. Qualora semplici suggerimenti d’azione non fossero sufficienti, è possibile usufruire di interventi più strutturati, di percorsi di psicoeducazione o anche di psicoterapia cognitivo comportamentale mirati alla gestione della persona con la malattia.

 

Troverà modi per coinvolgere i familiari nella cura, insegnando loro come non vivere passivamente il disturbo, a supportare il paziente nel modo corretto e con le giuste tecniche.

 

Humanitas per i disturbi d’ansia e panico

Da giugno 2019 ha aperto il Centro per i disturbi d’ansia e di panico presso Humanitas San Pio X.

 

Il Centro di Medicina Personalizzata sui Disturbi d’Ansia e di Panico si propone come punto di riferimento per un approccio innovativo nella diagnosi e cura dei disturbi d’ansia e di panico che supera la semplice diagnosi psichiatrica, per costruire un profilo di cura personalizzato per ogni paziente.

A partire dal profilo personalizzato, creato attraverso test psicometrici, psicofisiologici, neuropsicologici, ematochimici e sulla personalità, si imposta insieme al paziente un progetto terapeutico, farmacologico e/o psicoterapeutico a seconda dei casi, che permetterà di massimizzare la possibilità di raggiungere il benessere completo, riprendere in mano la propria vita, affrontando passo dopo passo le difficoltà e i problemi che possono insorgere nel percorso riabilitativo e terapeutico impostato.

 

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