In Italia si usano sempre più antidolorifici. Nel 2014 il Ministero delle Salute ha lanciato l’allarme, affermando che il rischio dipendenza per anziani era più che mai concreto. Significativi anche i dati dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), secondo cui nel Bel Paese il consumo farmaci oppiacei è in costante aumentato dal 2014 in avanti. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Fazio, responsabile della farmacia di Humanitas.
L’abbassamento della soglia del dolore
Si abbassa la “soglia del dolore” e si consumano dunque sempre più antidolorifici, soprattutto oppioidi che, però, creano dipendenza. I principali responsabili di questo nuovo e preoccupante trend sembrano essere i pazienti più anziani. Secono Aifa, si tratta di una ”bandierina d’allarme da non sottovalutare”.
L’Italia segue il paradosso statunitense
L’Italia sta seguendo il cattivo esempio dato dagli Stati Uniti, dove l’abuso delle prescrizioni degli oppiacei ha contribuito a un aumento di tossicodipendenze e morti da overdose. Nello Stato a stelle e a strisce siamo davanti ad una vera e propria emergenza sanitaria pubblica, segnalata anche dal presidente americano Donald Trump, che ha definito così l’abuso di oppioidi negli Stati Uniti il nuovo problema della popolazione giovanile, che prima non era quasi per nulla interessata da questo fenomeno. A provarlo, un aumento vertiginoso dei decessi per overdose. Nel 2016 le morti collegate all’uso di oppioidi sono state oltre 42 mila, più di quelle per incidenti stradali. Nel mondo ogni giorno muoiono 42 persone per overdose da farmaci antidolorifici basati su queste sostanze.
La prescrizione “sbagliata” dell’ossicodone
Secondo alcuni esperti il problema è dovuto alla prescrizione “sbagliata” di alcuni farmaci analgesici, in particolare l’ossicodone, sintetizzato la prima volta in Germania nel 1916, a partire dalla tebaina, un alcaloide dell’oppio. Nel 1995 la Food and Drug Administration approvò l’oxycontin, una formulazione a elevato dosaggio e lento rilascio di ossicodone. La sostanza, che fino a quel momento era stata prescritta quasi esclusivamente ai pazienti oncologici per il dolore neoplastico, grazie anche a un marketing molto aggressivo che sottolineava la sua efficacia e la scarsità di possibili effetti collaterali in particolare dello sviluppo di dipendenza, cominciò a essere prescritta dai medici generici per molti altri tipi di dolore, dal mal di testa ai dolori ossei al trattamento del dolore post-chirurgico. Fra il 1997 e il 2002 le prescrizioni di ossicodone per il dolore non oncologico sono aumentate di 10 volte. Nel frattempo il farmaco è entrato sul mercato illegale: le compresse di ossicodone, frantumate, rendono infatti la sostanza subito disponibile, con un effetto oppioide potente come quello di una dose di eroina. Questo uso ha cominciato a diffondersi, specie fra gli adolescenti e i giovani, in una spirale difficile da arrestare.
La situazione europea
Ma In Europa e in Italia esiste una crisi degli oppioidi sintetici? «In Italia il fenomeno sicuramente non è così presente come negli Stati Uniti – ha detto Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità -. Il problema nel nostro paese, però, potrebbe anche essere sottostimato, perché alcune morti da droga non sono accompagnate da un’analisi puntuale della sostanza che ha provocato il decesso. Con gli oppioidi sintetici, tra l’altro, essendo sostanze molto più potenti di morfina ed eroina, è possibile arrivare a intossicazioni gravi o fatali con molta più facilità”. Mentre negli Stati Uniti l’abuso ha portato a una crisi di tossicodipendenze, nel resto del mondo questi stessi medicinali sono poco presenti o poco prescritti. Secondo un rapporto commissionato dalla rivista scientifica Lancet, il 90 per cento di tutta la morfina nel mondo è consumata dal 10 per cento della popolazione nei paesi più ricchi. Detto con altri numeri ancora, gli Stati Uniti consumano trenta volte più oppioidi del necessario, l’India ha il 16 per cento del fabbisogno, la Nigeria lo 0,2 per cento.
La buona notizia è che l’Italia, nonostante gli aumenti degli ultimi anni, resta ancora agli ultimi posti in Europa per utilizzo di oppiacei nella terapia del dolore.