La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce il colon e il retto, con risparmio dei restanti tratti intestinali. Tra le opzioni terapeutiche previste per il suo trattamento c’è anche la chirurgia. Quali sono i suoi benefici? L’abbiamo chiesto al professor Antonino Spinelli, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia del Colon e del Retto di Humanitas e docente di Humanitas University.

La mucosa che riveste i tratti colpiti è caratterizzata dalla comparsa di lesioni di tipo ulceroso. Il decorso della patologia vede l’alternanza di fasi di remissione e fasi di riacutizzazione. Per il controllo dei sintomi e dell’attività della malattia la prima linea di trattamento è data dalla terapia medica, che dispone oggi di numerosi farmaci – antinfiammatori, immunosoppressori e biologici – , ma in alcuni casi è necessario ricorrere alla chirurgia.

Qual è il “paziente tipo” per il quale è opportuno intervenire chirurgicamente?

«Il paziente che viene indirizzato all’intervento chirurgico è spesso giovane, con una malattia non più responsiva ai farmaci. La patologia si riacutizza e i suoi sintomi pregiudicano, a volte in maniera molto importante, la qualità di vita», risponde il professore.

«Anche i pazienti che rispondono esclusivamente al trattamento con farmaci steroidei possono essere indirizzati all’intervento. Infatti questo tipo di terapia, non essendo scevra da effetti collaterali anche gravi, non può essere protratta eccessivamente nel tempo e si rende dunque necessario intervenire chirurgicamente».

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«Un terzo gruppo – continua il professor Spinelli – è rappresentato da pazienti con pochi sintomi, o comunque ben controllabili con la terapia, che però, soprattutto se affetti dalla rettocolite da più di dieci anni, sviluppano alterazioni pre-neoplastiche o neoplastiche ai controlli endoscopici. Anche per loro è necessario l’intervento chirurgico per rimuovere la sede di possibile sviluppo di un tumore, spesso molto aggressivo».

Terapia medica e intervento chirurgico

Nel trattamento della rettocolite si cerca di arrivare all’intervento chirurgico il più tardi possibile, alla luce dell’evoluzione della patologia? «La terapia medica è la prima linea di intervento ad eccezione di quei casi a esordio fulminante, per fortuna non frequenti. Tuttavia le terapie mediche non sempre sono in grado di controllare la malattia e, quando protratte a lungo tempo con scarsa efficacia, possono compromettere le condizioni cliniche del paziente, aumentando in maniera esponenziale il rischio di infezioni post-operatorie e riducendo le capacità di ripresa».

«La chirurgia dovrebbe quindi essere considerata un’arma a disposizione dei medici da offrire non in alternativa ma di concerto con le terapie mediche. In questo modo – sottolinea il professor Spinelli – il paziente può affrontare la patologia in condizioni migliori, con minori rischi e riducendo quei disturbi, spesso invalidanti, con cui i pazienti spesso convivono anche per anni se le terapie non hanno l’effetto sperato».

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Quali sono i benefici della chirurgia? «La chirurgia è curativa e, se viene eseguita in centri di riferimento ad alto volume e quindi grande esperienza, permette un rapido recupero e il ripristino di una qualità di vita soddisfacente. La chirurgia permette inoltre di eliminare la necessità di assunzione cronica di farmaci, con tutti gli effetti collaterali e i rischi che derivano dall’assunzione di queste terapie. L’asportazione del colon e del retto, inoltre, permette di eliminare il rischio di degenerazione neoplastica, in particolar modo nei pazienti con una lunga storia di malattia», conclude il professor Spinelli.