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Gastroenterologia

I sintomi delle malattie infiammatorie intestinali e l’importanza della visita gastroenterologica 

25/01/2022

Le malattie infiammatorie intestinali (IBD, inflammatory bowel disease) sono un gruppo di patologie croniche a carattere flogistico, la cui incidenza è aumentata notevolmente nel corso degli ultimi anni. 

Le più comuni sono due: la rettocolite ulcerosa, che colpisce selettivamente l’intestino crasso, e la malattia di Crohn, che può colpire qualsiasi parte dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano. Queste patologie possono manifestarsi a qualsiasi età e sono più comuni nei pazienti di età compresa tra 15 e 30 anni e tra 50 e 70 anni. Queste condizioni hanno un impatto significativo, tanto fisico quanto emotivo, sulla vita del paziente, che non può programmare regolarmente la propria giornata a causa delle manifestazioni accusate. 

Inoltre, queste malattie possono compromettere seriamente la qualità della vita, quindi è importante rivolgersi allo specialista fin da subito per poter controllare al meglio la malattia.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Danilo Paduano, gastroenterologo In Humanitas Mater Domini e presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care a Varese.

I sintomi delle malattie infiammatorie intestinali

​La rettocolite ulcerosa e la malattia di Crohn sono malattie ad andamento cronico o ricorrente, che si manifestano con periodi di latenza alternati a fasi di riacutizzazione. Questa alternanza delle manifestazioni cliniche spesso fa ritardare la diagnosi, mediamente di almeno 3-4 anni.  

La rettocolite ulcerosa si manifesta nella quasi totalità dei casi con diarrea ematica, ovvero con feci con sangue rosso vivo e muco, correlata a tenesmo, ovvero la sensazione di evacuazione incompleta, e talvolta con anemia. 

Nella malattia di Crohn, invece, diarrea e dolore addominale, soprattutto nella parte inferiore destra dell’addome (corrispondente all’ultima ansa dell’ileo, la sede più frequente di malattia) sono i sintomi iniziali più comuni. Queste condizioni patologiche possono anche essere associate a manifestazioni extraintestinali a diversa frequenza, come patologie reumatologiche, dermatologiche, oculari o epatologiche.

Quando l’infiammazione intestinale peggiora, compaiono anche sintomi come febbre, perdita di peso, estrema stanchezza e perdita di appetito.

La malattia di Crohn può complicarsi con la formazione di stenosi, ovvero restringimenti del lume del tratto intestinale colpito fino all’occlusione intestinale, fistole – comunicazioni tra intestino e cute, o organi addominali adiacenti – o la formazione di ascessi. Queste complicazioni possono necessitare di un intervento chirurgico. 

Le complicazioni tipiche della rettocolite ulcerosa sono il megacolon tossico (quadro acuto della dilatazione del colon che richiede un intervento chirurgico) e lo sviluppo di cancro sulla mucosa del colon infiammata.

Quando sottoporsi a visita gastroenterologica?

Vi sono casi in cui si rende necessaria una valutazione specialistica gastroenterologica accurata. Per esempio in caso di:

  • persistenza della sintomatologia dolorosa addominale;
  • un alvo tendenzialmente diarroico, 
  • presenza di muco e sangue commisto a feci;
  • urgenza evacuativa e tenesmo rettale.

Questi possono essere tutti segnali subdoli dell’esordio di queste malattie, e la diagnosi in assenza di uno specialista esperto può risultare difficile.

La valutazione della sintomatologia riferita dal paziente e l’esame obiettivo sono fondamentali per arrivare a un sospetto di malattia infiammatoria intestinale, che attiverà un percorso di approfondimento diagnostico composto da visite, esami strumentali e di laboratorio.

Malattie infiammatorie intestinali: le cause 

Attualmente l’eziologia di queste malattie è misconosciuta, mentre la loro patogenesi sembra autoimmune; probabilmente sostenuta da una reazione immunologica abnorme da parte dell’intestino nei confronti di antigeni, per esempio i batteri normalmente presenti nell’intestino. 

Questo squilibrio immunologico potrebbe instaurarsi per un’alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e fattori ambientali.

Le malattie infiammatorie intestinali hanno una predisposizione familiare, vi è dunque una tendenza a un maggior rischio nei parenti delle persone affette, ma non sono malattie ereditarie

Di recente è stato individuato un gene chiamato NOD2 codificante una proteina CARD15 che, se mutato, rende più suscettibili alla malattia di Crohn. 

Tra i fattori ambientali, il più incisivo è il fumo di sigaretta che, curiosamente, predispone alla malattia di Crohn ma sembra essere protettivo nei confronti della rettocolite ulcerosa. Possono inoltre avere un ruolo situazioni di disagio psichico come ansia e depressione.

 

Come si curano le malattie infiammatorie intestinali?

Le malattie infiammatorie intestinali sono patologie che necessitano di triplice approccio:

  • una terapia di tipo medico;
  • una stretta sorveglianza clinica;
  • un appropriato regime terapeutico.

La terapia medica ha come scopo principale quello di indurre la remissione clinica della malattia e di mantenere i pazienti liberi dalle sue riacutizzazioni.

La terapia medica nelle forme non complicate si basa sull’uso di farmaci come la mesalazina, il cortisone, gli immunosoppressori (azatioprina/6-mercaptopurina), antibiotici ad azione sui batteri del tratto digerente, e sui farmaci biologici di nuova generazione come gli anticorpi bloccanti il Tumor necrosis factor (anti-TNF). 

Grazie all’avvento dei farmaci biologici è stato fatto un notevole passo avanti sia nella gestione della malattia, sia nelle sue complicanze.

Il fallimento della terapia medica e l’insorgenza di complicanze può porre l’indicazione alla terapia di tipo chirurgico, come nel caso di stenosi intestinali.

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