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Gravidanza, se manca la vitamina D sale il rischio di autismo?

13/01/2017

Cosa può comportare la carenza di vitamina D nelle donne incinte? Secondo uno studio della University of Queensland (Australia) e dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam (Olanda) il deficit di questo micronutriente potrebbe essere associato a un maggior rischio di autismo nei nascituri.

È noto che la vitamina D è importante per la salute delle ossa ma diversi studi, riferiscono gli scienziati, la collegano alla crescita cerebrale. Dallo studio pubblicato su Molecular Psychiatry è emerso che donne con bassi livelli di questa vitamina in gravidanza, a 20 settimane ma anche al parto, avessero maggiori possibilità di dare alla luce bambini con tratti autistici a 6 anni di età.

I ricercatori hanno analizzato 4200 campioni di sangue di mamme in gravidanze e bambini monitorati nell’ambito di un altro studio condotto in Olanda. La soglia sotto la quale veniva associato l’aumento del rischio di autismo era fissata a un livello pari a 25 ng/ml di dosaggio di vitamina D nel sangue (25-OH vitamina D).

(Per approfondire leggi qui: Influenza e vaccino in gravidanza, nessun aumento del rischio autismo)

Dati su correlazione con autismo non definitivi

«La correlazione tra questo disturbo del neurosviluppo e il deficit di vitamina D è ancora oggetto di studio e i dati non sono conclusivi, tali da spingere l’Oms-Organizzazione mondiale della Sanità a definire nuovi comportamenti per la salute della donna e del nascituro», è il commento del dottor Valeriano Genovese, ginecologo dell’ospedale Humanitas San Pio X. «Le raccomandazioni per un corretto stile di vita per le donne in gravidanza riguardano l’esposizione al sole, il movimento e una dieta equilibrata. Gli esami a cui vengono sottoposte – prosegue l’esperto – che possono condurre a una diagnosi di carenza di vitamina D eventualmente seguita dall’assunzione di supplementi, sono sufficienti a dare serenità alle nostre pazienti. Ad ogni modo si parla di carenza quando i livelli di 25-OH vitamina D sono inferiori a 20-30 ng/mg».

Quali sono i possibili rischi di una carenza di vitamina D in gravidanza?

«Il deficit è stato associato a un maggior rischio delle donne di sviluppare diabete gestazionale e preeclampsia e, nel nascituro, di rachitismo. Dati preliminari riferiti dalla Società italiana di Pediatria nel 2015 hanno mostrato come la carenza di vitamina D possa alterare il normale meccanismo di preservazione dello scheletro materno e impedire la formazione dello scheletro e dei denti del feto. In ogni caso questa vitamina è utile per prevenire il diabete gestazionale, i parti prematuri e le infezioni vaginali batteriche».

Quali categorie sono più a rischio di deficit?

«Le donne dalla pelle scura, le donne obese, le donne che si espongono poco al sole, le gravidanze in età molto giovanili, le donne che seguono una dieta vegana o vegetariana. Tuttavia, a oggi, non è indicato un controllo dei livelli di vitamina D a tappeto su tutte le donne che stanno aspettando un figlio».

(Per approfondire leggi qui: Cosa mangiare in gravidanza? E se sono vegetariana o vegana?)

La vitamina D è presente in alcuni alimenti e viene sintetizzata dall’organismo grazie all’esposizione al sole: «In particolare sono ricchi di vitamina D il tuorlo di uova di galline allevate a terra, all’aperto e nutrite con granaglie, e pesci come salmone e sgombro. Tracce sono presenti anche in altre specie ittiche e nel formaggio, di cui però è bene non abusare durante i mesi di gestazione. In Italia servono 600 UI (unità internazionali) di tale micronutriente ma è bene anche evitarne la sovrabbondanza (oltre le 4mila unità) per tutelare la salute di mamma e feto», conclude il dottor Genovese.

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