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Inquinamento acustico, quali legami con i disturbi dell’udito?

07/10/2016

L’inquinamento acustico può causare problemi alla salute a breve e lungo termine; disturbi del sonno, calo delle prestazioni scolastiche o lavorative, effetti cardiovascolari e logoramento dell’apparato acustico con conseguente deficit uditivi sono i rischi verso cui sensibilizza l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS. L’esposizione al rumore non dovrebbe eccedere la soglia dei 70 decibel nell’arco delle 24 ore e degli 85 dB in un’ora per evitare problemi all’udito, sottolinea l’OMS. Eppure le rilevazione del rumore ambientale, ad esempio nelle nostre maggiori città, documentano livelli di rumore molto più alte, dagli oltre 92 dB di Palermo agli 86,4 dB di Milano agli 84,7 dB di Napoli. E il traffico ovviamente non è l’unico fattore implicato nell’inquinamento acustico. Di questo ha parlato il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e specialista in chirurgia cervico facciale dell’ospedale Humanitas, a Tempo&denaro, trasmissione in onda su Rai1.

Oltre un milione di giovani dai 12 a 35 anni d’età è a rischio di perdita dell’udito. Colpa del troppo rumore: quello che deriva dall’uso non sicuro o eccessivo dei dispositivi audio, compresi gli smartphone, dall’esposizione al rumore eccessivo di luoghi come bar e discoteche.

Musica nelle orecchie e occhi su smartphone

«È vero – dice il dottor Malvezzi – sono numeri preoccupanti soprattutto perché riguardano adolescenti e giovani adulti, perché questa popolazione verosimilmente esposta ad un logorio continuo dell’apparato uditivo sarà in futuro affetta da serie problematiche uditive. Però c’è un altro aspetto rilevante che vale la pena di sottolineare. I nostri sistemi sensoriali sono correlati fra di loro e si scambiano numerose informazioni. Nella nostra società non solo l’inquinamento acustico ambientale ci affligge ma bisogna fare i conti anche con l’importante carico di stimoli sensoriali a cui siamo sottoposti. Il carico eccessivo di informazioni può avere delle ripercussioni sul meccanismo di funzionamento cerebrale rischiando di mandarlo in tilt».

(Per approfondire leggi qui: Meno attenti ai suoni, così gli smartphone ci rendono “sordi”)

«Tradotto nella vita reale, il rischio di sovraccarico cerebrale significa una ridotta soglia di attenzione e un potenziale pericolo per la nostra sicurezza. Pensate cosa può succedere se camminate per strada con la musica nelle orecchie (anche a volume normale) e la vista puntata sullo schermo del vostro smartphone, magari intenti a scrivere un messaggio o rispondere ad una mail… Il carico cerebrale eccessivo potrebbe determinare una “inattentional deafness”, ovvero una sorta di sordità non intenzionale, che potrebbe portarvi a non percepire un treno, un bus o un auto in avvicinamento. Pericolo per la nostra sicurezza!»

La perdita dell’udito può condizionare la vita delle persone anziane

«Sempre secondo l’OMS, nel mondo, la perdita dell’udito riguarda un 65enne su 3. La sordità legata all’invecchiamento si chiama presbiacusia. Si è vero però, attenzione, a non considerare l’invecchiamento come una patologia. L’invecchiamento è un normale processo fisiologica che inevitabilmente comporta alcune modificazione sia fisiche, che psicologiche e della vita di relazione. Indubbiamente la perdita dell’udito altera l’equilibro psico-fisico degli anziani potendo incidere nel limitare la capacità di comunicazione. La deriva pericolosa è l’isolamento e una vecchiaia meno felice.

(Per approfondire leggi qui: Quando l’orecchio ti parla: diversi sintomi per diversi disturbi)

«Non va tuttavia dimenticato – sottolinea lo specialista – che la presbiacusia rappresenta solo un terzo delle ipoacusie dell’età senile. Infatti la maggior parete delle ipoacusie è riconducibile a cause che si sommano nel corso degli anni, fra questi l’esposizione al rumore ha un ruolo rilevante, ma non si devono trascurare l’utilizzo di farmaci ototossici, infezioni ripetitive dell’orecchio medio e malattie come l’otosclerosi. Insomma, come spesso accade in medicina, è ciò che si costruisce da giovani che ci può rendere più sereni in età avanzata, quindi la prevenzione anche in questo caso è la prima arma per invecchiare meglio», conclude il dottor Malvezzi.

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