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Stop all’AIDS per il 2030? Difficile, se la prevenzione è ancora scarsa

19/07/2016

È la prevenzione il tema della Conferenza Internazionale sull’AIDS che si è aperta questa settimana a Durban, in Sud Africa. Migliaia di delegati provenienti da tutto il mondo sono ritornati nel Paese sudafricano dopo la storica conferenza del 2000, quando si sottolineò l’importanza delle terapie antiretrovirali per il trattamento dell’infezione da HIV. Da allora a oggi sono stati fatti molti passi avanti e tagliati molti traguardi, a cominciare dal calo dei decessi per HIV/AIDS, ma gli obiettivi di lunga durata sono ancora piuttosto distanti. La prevenzione è ancora al palo e perciò s’è deciso di puntare su questo aspetto.

Come ha sottolineato qualche giorno fa l’Unaids, il Programma congiunto dell’Onu sull’HIV/AIDS, i nuovi contagi negli ultimi 5 anni sono stati poco meno di 2 milioni. E dunque se si vuole fermare l’epidemia entro il 2030 servono più sforzi: con una ripresa delle infezioni da HIV, la pandemia diventerebbe incontrollabile. “Gli enormi progressi sull’HIV, in particolare sui trattamenti, è uno dei grandi successi per la salute pubblica del secolo. Ma non è tempo per distrarsi. Se il mondo vuole raggiungere l’obiettivo di porre fine all’AIDS nel 2030, deve rapidamente intensificare gli sforzi”, ha detto il direttore generale dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, Margaret Chan.

Rapporti sessuali protetti o con partner sicuri sono le misure di prevenzione

La prevenzione deve raggiungere le popolazioni più esposte al rischio dove si è registrata un’infezione su 3: transessuali e Msm, ovvero uomini che fanno sesso con altri uomini, chi si inietta droghe e detenuti.

Anche l’obiettivo dell’Unaids del 90-90-90 per il 2020 potrebbe non essere centrato: il 90% delle persone con HIV devono ricevere una diagnosi dell’infezione; di queste il 90% deve avere accesso alle terapie antiretrovirali; di queste il 90% deve beneficiare della completa remissione dell’infezione.

(Per approfondire leggi qui: Hiv, virus regredisce dopo 12 anni dalla sospensione della terapia)

Alla vigilia dell’incontro internazionale è intervenuto anche l’Unicef. L’organizzazione ha ricordato che, nonostante i grandi progressi realizzati nell’affrontare la pandemia, bisogna svolgere ancora molto lavoro per difendere bambini e adolescenti dall’infezione. Evitare di entrare in contatto con il virus dell’HIV è cruciale: l’infezione non si contrae se si consumano rapporti sessuali protetti o con partner sicuri.

(Per approfondire leggi qui: HIV, in Lombardia 20mila infezioni. Casi in aumento tra giovani)

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