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I batteri trasporteranno i vaccini di domani?

07/07/2016

I vaccini del futuro potrebbero trovare preziosi alleati nei batteri. Questi microrganismi agirebbero come mezzi di trasporto per veicolare in modo più efficace ed efficiente i vaccini nell’organismo per il trattamento di malattie infettive virali. Ma l’auspicio è anche quello di veicolare terapie oncologiche. A suggerirlo è un gruppo di ricerca della University at Buffalo (Stati Uniti) che si è servito di un ceppo di Escherichia coli (E. coli) per inoculare un vaccino anti-pneumococcico.

L’E. Coli è un batterio che fa parte della flora intestinale di persone e animali. Sebbene alcuni ceppi possano causare malattie come la diarrea – e in questo caso i batteri responsabili vengono trasmessi attraverso l’acqua o il cibo contaminati o il contatto con persone o animali – molti sono inermi e importanti per la salute digestiva.

(Per approfondire leggi qui: Vaccini: più sforzi per eliminare polio, rosolia e morbillo)

I ricercatori hanno sviluppato un capsula da trasporto formata da un batterio E. coli presente nell’organismo che ne costituiva il nucleo portante. Attorno al batterio è stato avvolto un polimero sintetico (chiamato poly) che ricordava l’aspetto di un reticolato. Grazie all’interazione fra la carica positiva del polimero e quella negativa della parete cellulare del batterio, è stata creata una sorta di capsula ibrida. Per testarla su modelli sperimentali gli scienziati hanno inserito il vaccino contro lo pnumococco, un batterio che in genere è presente nel tratto respiratorio e responsabile di malattie come polmonite, sepsi e meningite, ad esempio.

“Navette” per trasportare vaccini già in uso

Il vaccino così trasportato è riuscito a combattere l’infezione attivando specifiche classi di cellule del sistema immunitario che scatenano la risposta dell’organismo. Il mini-dispositivo è stato in grado di rafforzare la risposta immunitaria e di fornire protezione vaccinale contro la malattia pneumococcica. I risultati dei test sono stati pubblicati su Science Advances.

(Per approfondire leggi qui: Zika, altri due possibili vaccini testati con successo)

«Già si utilizzano dei “carrier” nei vaccini coniugati. Ad esempio quello per il meningococco introdotto in Africa, in cui si accoppia una proteina che attiva la memoria immunologica a uno zucchero complesso del germe contro cui si vuole indirizzale la risposta. L’approccio delineato in questo studio andrà attentamente valutato, data la complessità del mondo microbico che ci accompagna», ricorda il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

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