Incontinenza, può colpire gli uomini dopo intervento a vie urinarie

L’incontinenza urinaria, un disturbo caratterizzato dalla perdita involontaria di urina, viene associata immediatamente alle donne. Sono circa due milioni le donne colpite da incontinenza urinaria, dice la Società italiana di Urologia. Tuttavia anche il sesso maschile ne è colpito, seppur in misura inferiore. Dietro la semplice definizione di incontinenza urinaria si nascondono diversi fattori di rischio e un quadro complesso del disturbo, con cause precise e la possibilità di ricorrere a terapie personalizzate allo scopo di supportare le funzioni fisiologiche dell’organismo. E tra i due sessi l’incontinenza urinaria assume caratteristiche diverse. A illustrarle è il dottor Massimo Lazzeri, urologo dell’ospedale Humanitas.

«Distinguiamo due forme di incontinenza urinaria: quella da sforzo e quella da urgenza. Nel primo caso la perdita di urina segue sforzi fisici come starnutire, tossire, cambiare posizione, sollevare pesi. E questo tipo di incontinenza – sottolinea lo specialista – ha un’incidenza prevalente nel sesso femminile».

«Con il passare degli anni, con la longevità, sia le donne che gli uomini sono colpiti da incontinenza urinaria da urgenza, ed ecco la seconda forma. L’incidenza è grosso modo simile tra i due sessi: la vescica si attiva nonostante la volontà della persona di non urinare».

Tuttavia anche l’incontinenza da sforzo può interessare il sesso maschile. In che modo? «L’incontinenza da sforzo nell’uomo può essere conseguenza di un intervento chirurgico che può alterare i meccanismi sfinterici della continenza, ad esempio in caso di intervento per ipertrofia prostatica benigna e una prostatectomia radicale in caso di tumore alla prostata», risponde il dottor Lazzeri.

Come si diagnostica l’incontinenza urinaria?

«Il primo strumento di diagnosi è il colloquio con il paziente per delineare le caratteristiche del suo disturbo e identificare la forma d’incontinenza. Se le informazioni così raccolte non sono sufficienti, si procede a esami più approfonditi, dall’esame delle urine per escludere, ad esempio, infezioni della vescica, all’ecografia quando, nonostante le perdite, lo svuotamento della vescica è assente o incompleto».

«Un altro importante esame, in caso di incontinenza non immediatamente definibile, è l’esame urodinamico con cui si osserva il meccanismo di riempimento e svuotamento delle vie urinarie».

Si può fare prevenzione contro l’incontinenza?

«È possibile prevenire l’incontinenza ad esempio prima di un intervento chirurgico di prostatectomia, se si fanno degli esercizi di rinforzo del piano perineale. Ma la prevenzione si può fare anche agendo sui fattori di rischio: perdendo peso, dal momento che l’obesità è un fattore di rischio incontinenza, o svolgendo regolare attività fisica per rinforzare la muscolatura ed evitare il rilassamento muscolare» (Per approfondire leggi qui: Lo yoga, per dire addio all’incontinenza).

Anche il fumo è un fattore di rischio? «Certo. Il fumo può far aumentare i colpi di tosse e quindi indurre quegli sforzi che possono provocare incontinenza», risponde il dottore Lazzeri.

Quali sono invece i trattamenti disponibili per l’incontinenza urinaria?

«I trattamenti dipendono dalle forme di incontinenza. Se è da sforzo, ed è conseguente a un intervento chirurgico, si sottopone il paziente a delle sedute di riabilitazione per riattivare il piano perineale. Se non dovesse bastare si può ricorrere all’elettrostimolazione muscolare, poi all’inserimento di dispositivi in grado di supportare il piano perineale. Infine, si possono impiantare delle protesi sfinteriche intorno all’uretra» (Per approfondire leggi qui: Un rimedio chirurgico per l’incontinenza).

 

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Dott. Massimo Lazzeri: