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Prevenzione

Disfunzioni sessuali, guarire si può

17/11/2014

Guarire si può. Nella grande maggioranza dei casi. È questo l’elemento fondamentale da cui partire quando si parla di disfunzioni sessuali legate alla cura del tumore alla prostata*.

Spesso, dopo il trattamento della patologia sia di tipo chirurgico, sia radioterapico, sia farmacologico si verificano effetti indesiderati, che prevalentemente si traducono in problemi di erezione, infertilità, incontinenza urinaria.

Tumore alla prostata, le regole d’oro da seguire

  • Parlare: comunicare al proprio medico i sintomi sin dalle prime fasi è fondamentale per affrontare al meglio il problema e aumentare le probabilità di una guarigione completa.
  • Sottoporsi a diagnosi precoce: visita urologica con dosaggio del PSA, ancor più se in famiglia vi sono stati altri casi di carcinoma prostatico.
  • Seguire una corretta alimentazione: è bene limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, alcolici e caffè. Bisogna invece privilegiare frutta e verdura.

Questi e altri temi sono stati dibattuti sabato durante il convegno “Tumore prostatico e salute sessuale maschile”, organizzato da Humanitas Centro Catanese di Oncologia, presieduto dal dottor Gaetano Mazzone, chirurgo urologo.

Quali sono gli aspetti principali da prendere in esame?

«Affrontare il carcinoma prostatico significa per l’uomo dover affrontare, oltre la patologia in senso stretto, anche vari effetti collaterali che insorgono con i trattamenti chirurgici, farmacologici e fisici, e che si traducono in un grave disagio a livello psicologico e relazionale, con pesanti ricadute  sulla vita quotidiana. Il primo aspetto, sicuramente necessario per iniziare un percorso di recupero, è parlarne con il medico senza imbarazzo né timore. L’uomo parla poco, molto meno della donna, spesso si tiene dentro il problema e quando lo affronta, perché diventato insostenibile, è già troppo tardi. Le statistiche ci suggeriscono che la disfunzione sessuale viene comunicata al medico nel 20% dei casi, dunque la  maggioranza dei pazienti cerca di tenere nascosto il problema e non comunicarlo. È fondamentale invece sapere che i problemi di natura sessuale che derivano dal trattamento del cancro alla prostata si possono risolvere. Dunque, imparare a parlarne è il primo passo verso la soluzione del problema».

Quali sono gli strumenti per contrastare queste problematiche?

«Una corretta prevenzione e informazione sono sempre le armi migliori per affrontare al meglio qualsiasi problematica. Anticipare lo screening è fondamentale, come consigliato dalle Linee Guida Urologiche Internazionali. Spesso il tumore alla prostata è asintomatico ed è molto utile infatti lo screening precoce in soggetti tra i 45 e i 60 anni e in particolare quando la familiarità è positiva, cioè in soggetti che abbiano in famiglia casi pregressi di tumore alla prostata».

Le terapie sono efficaci?

«Sì, nella maggioranza dei casi. Una volta individuata la disfunzione, è possibile intervenire con diversi strumenti di cura. Le soluzioni prevedono tre livelli di intervento, dai farmaci orali, alle terapie iniettive locali, per arrivare, nei casi più complessi, alle protesi peniene. Questi tre livelli terapeutici consentono di offrire una soluzione efficace in tutti i casi di disfunzione sessuale causata dal trattamento del carcinoma prostatico, sia chirurgico sia farmacologico: ci sono situazioni in cui è possibile tentare una cura definitiva facendo in modo che dopo un periodo di terapia il paziente recuperi la funzione spontaneamente. In alternativa, qualora si fossero verificati danni di tipo permanente, subentrano i tre livelli di intervento. Le disfunzioni sessuali hanno un impatto notevole sulla qualità di vita, non solo sessuale ma anche relazionale e alterano in misura sensibile il benessere psicologico dell’individuo e della sua partner. Per tale ragione questi temi hanno guadagnato negli anni una rilevanza clinica sempre maggiore».

 

* Il tumore della prostata

è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: le stime parlano di 36.300 nuovi casi l’anno in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito negativo non è particolarmente elevato, soprattutto se si interviene in tempo.

 

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