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La dieta contro il declino cognitivo: cereali integrali, mirtilli, noci

07/09/2015

Il declino cognitivo può essere rallentato con la giusta dieta. Cereali integrali, pollo, mirtilli, ma anche vino e pesce per un cervello più “giovane” di 7,5 anni. Il regime alimentare corretto è stato messo a punto dal Rush University Medical Center (Stati Uniti).

Lo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, è stato condotto su 40 residenze per anziani a Chicago. Osservando il rapporto tra declino cognitivo e abitudini alimentari, i ricercatori hanno definito questa dieta: tre porzioni di cereali integrali, una porzione di verdure a foglia verde, un altro ortaggio ogni giorno con un bicchiere di vino, uno spuntino quasi tutti i giorni con le noci, pollame e frutti di bosco, in particolare i mirtilli, almeno due volte a settimana e pesce almeno una volta.

Tra i cibi “no” il burro (se ne può consumare meno di un cucchiaio al giorno), dolci e pasticcini, formaggio intero grasso e cibi fritti o da fast food: meno di una porzione a settimana per qualsiasi dei tre.

Chi segue strettamente questa dieta, dicono i ricercatori, ha meno probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer e si ‘regala’ uno sconto di 7,5 anni a livello cerebrale rispetto a chi la segue meno. I risultati dello studio confermano quanto gli stessi scienziati hanno evidenziato in una precedente ricerca sulla cosiddetta Mind Diet, “dieta della mente”, in grado di ridurre le probabilità di sviluppare l’Alzheimer nelle persone a rischio.

La dieta contro il declino cognitivo deriva dalla Dieta mediterranea

Il regime alimentare così definito è una combinazione della Dieta mediterranea e della Dash Diet, Dietary Approaches to Stop Hypertension, una dieta per chi soffre di ipertensione. Il team è partito da queste due diete perché entrambe sono risultate utili per contrastare i fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione e per ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari avversi. Ma entrambi i regimi alimentari sono finiti sotto la lente d’ingrandimento di altri ricercatori anche per il loro effetto protettivo proprio contro la demenza.

I 15 alimenti che compongono questa dieta contro il declino cognitivo sono le verdure a foglia verde, gli ortaggi, le noci, i frutti di bosco, i legumi, i cereali integrali, il pesce, il pollame, l’olio d’oliva e il vino.

Che rapporto c’è tra alimentazione e declino cognitivo?

«La nostra comprensione delle influenze dietetiche sulla malattia di Alzheimer è ancora molto iniziale e si dispone solo di pochi studi epidemiologici che esaminano le associazioni tra assunzione di cibo e sviluppo della malattia. Oggi non è possibile affermare con certezza se un particolare componente nutrizionale provochi o prevenga la malattia di Alzheimer». Così il professor Alberto Albanese, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia I dell’ospedale Humanitas.

«La prova migliore finora – prosegue – risiede nella possibilità di utilizzare sostanze antiossidanti, quali le vitamine E e C. Numerosi studi su modelli sperimentali hanno dimostrato che la malattia di Alzheimer si associa a danno ossidativo e a fenomeni infiammatori, anche se non è ancora chiarito se questi processi siano una causa o un effetto della malattia (o entrambi)».

«Il cervello è un organo dotato di un’elevata attività metabolica che genera radicali liberi, molecole di ossigeno con elettroni spaiati che sono altamente reattivi e quindi tossici per le cellule. La vitamina E ha proprietà sia antiossidanti, in grado di neutralizzare i radicali liberi appena generati, e anti-infiammatorie. (Per approfondire leggi qui: Vitamina E, toccasana per il cervello). La vitamina C è un antiossidante meno potente della vitamina E, circola all’interno del plasma e svolge la funzione aggiuntiva di ripristinare le capacità antiossidanti della vitamina E. Nonostante questi indizi, vi è una scarsa evidenza clinica sulla possibilità che le vitamine E e C svolgano un’azione protettiva nei confronti della malattia di Alzheimer o di altre malattie neurodegenerative». (Per approfondire leggi qui: Con la vitamina C pelle protetta e difese immunitarie assicurate)

Poche evidenze scientifiche sull’influenza della dieta sull’Alzheimer

«Sono stati eseguiti tre studi prospettici che non hanno fornito risultati omogenei. Vi sono diverse possibili spiegazione per tale carenza di evidenza. I supplementi dietetici di vitamina E tradizionalmente contengono solo alfa-tocoferolo, la forma biologicamente più attiva della vitamina E; tuttavia, il gamma-tocoferolo è la forma più abbondante nella dieta negli Stati Uniti. Mentre l’alfa-tocoferolo è un potente antiossidante, il gamma-tocoferolo ha anche proprietà antiinfiammatorie. Studi recenti suggeriscono che l’assunzione combinata delle otto diverse forme di tocoferolo riduce lo stress ossidativo e l’infiammazione in misura maggiore del solo alfa-tocoferolo».

«In sintesi, dal punto di vista dietologico, l’indizio più forte è legato alla possibilità che la vitamina E abbia una benefica azione preventiva, un dato difficile da dimostrare sperimentalmente nell’uomo a causa dell’elevato numero di variabili che influenzano il disegno sperimentale delle ricerche epidemiologiche umane».

 

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