Stai leggendo Cubo di Rubik da record: meno di 6 secondi. Solo questione di velocità?

Featured

Cubo di Rubik da record: meno di 6 secondi. Solo questione di velocità?

05/08/2015

Il cubo di Rubik risolto in 5,6 secondi. È il tempo stabilito dall’australiano Feliks Zemdegs che si è aggiudicato per il secondo anno consecutivo i mondiali di San Paolo. Record però solo sfiorato: il risolutore più veloce del gioco cult degli anni ’80 resta l’americano Collin Burns con i suoi 5,25 secondi.

“Speedcuber”, così sono chiamati i talenti in grado di trovare la soluzione a cubi di Rubik e poliedri magici a velocità record. Nella risoluzione di un gioco del genere contano di più le capacità motorie o quelle logiche, di memoria e velocità cognitiva? «Una combinazione tra le due diverse capacità», secondo il professor Giulio Maira, neurochirurgo dell’ospedale Humanitas. «Sicuramente ci vuole velocità e destrezza manuale ma è inevitabile il ricorso a una componente cognitiva. Contano sia l’apprendimento che l’addestramento», aggiunge lo specialista. «Se uno di questi ragazzi fosse sottoposto a risonanza magnetica funzionale mentre risolve il cubo di Rubik, si vedrebbero chiaramente quali parti del cervello sono più attive, in altre parole in quali aree aumenta il flusso cerebrale».

La memoria dunque può essere allenata, esercitata?

«Esistono dei meccanismi mnemonici che aiutano a ricordare diverse cose, delle procedure particolari, come ad esempio l’associazione di fatti a persone. Questi meccanismi possono essere implementati anche con l’addestramento: sono delle tecniche con cui attivamente si cerca di far lavorare e funzionare meglio il cervello, non sono delle tecniche di apprendimento passivo».

«La ripetitività, l’apprendimento, lo studio, l’attenzione sono tutti meccanismi con cui possiamo più facilmente ricordare», sottolinea il professore.

È questa allora la chiave per mantenere una buona memoria quando si invecchia?

«Anche se è improprio, possiamo dire che il cervello è un “muscolo” da tenere in costante allenamento. Se usato regolarmente si preservano le sue capacità. Imparare a suonare uno strumento o una nuova lingua sono solo due dei modi con cui possiamo sollecitare il cervello e mantenerlo attivo: in questo modo creiamo nuove reti neuronali e aiutiamo le performance cerebrali».

«Ma una buona memoria si mantiene anche con uno stile di vita sano, come dimostrano diversi studi, e quindi con l’esercizio fisico e un’alimentazione leggera ed equilibrata. Il cervello è il terminale del nostro organismo: il suo invecchiamento si contrasta così, con abitudini sane e un’attività fisica quotidiana che ci fanno star meglio complessivamente», conclude il professor Maira. (Per approfondire leggi qui: Cervello, smartphone e tecnologia per conservare la memoria)

 

Memoria, articoli correlati:

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita