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Febbre suina, cresce la paura. Ma evitiamo gli allarmismi

29/04/2009

Si manifesta con tutti i sintomi di una comune influenza ma può essere mortale. Epidemia o pandemia? Come curarla e prevenirla? La parola al prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano.


Conoscere per evitare allarmismi. Mentre si aggrava il bilancio delle vittime dell’influenza contratta dai suini in Messico e dopo i casi accertati negli Stati Uniti e Canada, il virus è arrivato anche in Europa. Tra casi accertati e sospetti nel Vecchio Continente, cresce la paura del contagio anche in Italia. Anche se il Ministero giudica al momento minimi i rischi. Il Ministero ha inoltre attivato il numero di pubblica utilità 1500 (il numero gratuito è attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle ore 20). 
Desta certamente preoccupazione la valutazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) che ritiene ”piuttosto probabile che l’attuale epidemia di influenza suina possa mutare in una forma ancora più pericolosa”, dal momento che verosimilmente il virus si sta trasformando e di conseguenza ”può diventare molto pericoloso per la popolazione”.

Ma cos’è realmente la febbre suina e quali sono i pericoli per la popolazione umana? Per evitare inutili allarmismi e capire meglio le caratteristiche del virus, ne abbiamo parlato con il prof. Alberto Mantovani, immunologo di fama mondiale, Direttore Scientifico di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano.

Prof. Mantovani, davvero c’è da preoccuparsi per questa influenza di origine suina?
“Di sicuro ci sono motivi di grande attenzione e preoccupazione, ma non di panico né di allarme, soprattutto nel nostro Paese. Ad oggi, non sappiamo con esattezza quanto questo virus sia aggressivo, non essendoci dati epidemiologici precisi sul rapporto tra le persone infettate e la gravità dei sintomi accusati. Negli USA questi dati sembrano però suggerire un virus non drammaticamente aggressivo.
Credo sia comunque utile mantenere alta l’attenzione sulle eventuali informazioni specifiche che le autorità ministeriali competenti diffonderanno”.

L’epidemia può arrivare in Italia?
“La Comunità Scientifica internazionale è allerta. In questo senso le esperienze di Sars e Aviaria sono servite da ‘allenamento’ per il sistema, che oggi è in grado di dare risposte adeguate e in tempi rapidi alle diverse emergenze che, anche in futuro, con tutta probabilità ci troveremo ad affrontare. La sorveglianza continua, un efficiente sistema di monitoraggio e di ricerca scientifica sono certo la migliore assicurazione che possiamo avere a nostra disposizione”.

Che cos’è esattamente la febbre suina? E come può essere contagiato l’uomo?
“Gli attuali casi di febbre suina, un’infezione respiratoria acuta tipica dei maiali, coinvolgono il ceppo virale H1N1, particolarmente frequente nei suini da allevamento. Questo virus si trasmette solo occasionalmente all’uomo, in genere attraverso il contatto diretto con animali infetti. Il virus può poi acquisire la capacità di essere trasmesso da persona a persona allo stesso modo di una comune influenza. Anche i sintomi sono molto simili: febbre alta, tosse, mancanza di appetito, affaticamento, mal si testa, nausea e, in alcuni casi, vomito e diarrea”.

Quali precauzioni dunque si possono adottare per evitare il contagio?
“Le raccomandazioni basilari contro la febbre suina, qualora si presentasse nel nostro Paese, sono quelle generali delle malattie infettive, come evitare contatti troppo ravvicinati con le persone infette, lavarsi spesso le mani ed in particolare non portarle a contatto con gli occhi, il naso e la bocca. Ma per ora non c’è motivo di raccomandare pratiche particolari, se non le buone vecchie regole di igiene personale”.

La febbre suina non si trasmette perciò attraverso il cibo?
“No, consumare carne di maiale o prodotti derivanti da carne suina non è pericoloso. Come regola generale che nulla a che vedere con la febbre suina è preferibile, comunque, cucinare la carne ad almeno 70 gradi”.

Esiste già un vaccino?
“Attualmente no, ma potremo averlo in pochi mesi. Gli scienziati sono già al lavoro. Diciamo che se davvero l’influenza suina si trasformerà in pandemia avremo a disposizione tutti gli strumenti per fermarla.
In questo senso i ‘cervelli’, ossia gli scienziati come Rino Rappuoli, autore di studi pionieristici sui vaccini, soprattutto se inseriti un efficiente sistema di ricerca, costituiscono la migliore assicurazione contro il rischio di pandemia”.

Vale la pena procurarsi qualche farmaco attivo contro i virus influenzali?
“Assolutamente no. Fare scorte di farmaci antivirali non ha senso. I virus cambiano. Perché un farmaco sia realmente efficace deve essere mirato contro la specifica variante pandemica”.


Di Monica Florianello

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