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Boom di pillole dell’amore: allarme fertilità?

15/04/2008

Pillole della virilità, ma non della paternità? Questo è il dibattito che si è acceso dopo l’accusa della Queen’s University di Belfast-Irlanda, il cui studio è stato pubblicato su Fertility and sterility. Secondo questa ricerca, infatti, le cossidette “pillole dell’amore” (Viagra & Co., per intenderci) possono modificare la qualità dello sperma riducendone il potere fertile. Il dito è stato puntato contro le numerose cliniche private che si occupano di fecondazione assistita, ree di utilizzare le pillole dell’amore per incrementare la fertilità in chi ha problemi nel procreare, mentre, in realtà, secondo questo studio ridurrebbero la possibilità per gli spermatozoi di raggiungere l’ovulo e fecondarlo. Una nota casa farmaceutica ha già presentato alcuni studi che dimostrano il contrario e diversi esperti (italiani e non) si sono mossi per tranquillizzare chi è alla ricerca di un figlio. L’argomento è di grande attualità. Noi lo abbiamo approfondito sentendo il parere del dott. Alessandro Pizzocaro, specialista in Endocrinologia, referente per la Sezione di Endocrinologia e Andrologia presso l’Unità Operativa di Urologia diretta dal prof. Pierpaolo Graziotti.

Dott. Pizzocaro, le cosiddette “pillole dell’amore” hanno effetti sulla fertilità maschile?
“Diversi studi hanno già dimostrato che questi farmaci, in realtà, non incidono negativamente sulla fertilità maschile. La chiave di lettura dei risultati della Queen’s University, infatti, non è stata corretta. L’esperimento irlandese di cui si parla è stato eseguito su alcuni volontari a cui sono stati prelevati campioni di sperma poi immersi in una soluzione a base di sildenafil (Viagra). L’obiettivo era riprodurre un livello di Viagra equivalente a quello rinvenuto nel sangue di chi ha preso una pillola da cento miligrammi. Paragonando il comportamento dello sperma trattato con i campioni standard, i ricercatori hanno visto che il farmaco ha due effetti: lo sperma diventa più attivo, ma viene anche danneggiata la sua struttura, che contiene gli enzimi utili a distruggere la membrana che circonda l’ovulo femminile e permette così allo sperma di fertilizzarlo.

Ma questi risultati devono essere letti alla luce di alcune considerazioni importanti. Dato che l’esperimento è stato effettuato ‘in vitro’, cioè in laboratorio, in un ambiente che manca di tutti quei condizionamenti biochimici ambientali ai quali lo spermatozoo è soggetto quando incontra l’oocita, potrebbe non essere rappresentativo di quello che succede ‘in vivo’ nell’uomo. Inoltre, le concentrazioni di sildenafil alle quali è stato sottoposto lo spermatozoo nell’esperimento sono certamente più alte di quelle reali. Infine, vi sono lavori in letteratura che, al contrario, evidenziano un effetto positivo di sildenafil sulla mobilità degli spermatozoi. Quindi, direi che questi risultati vanno registrati ed approfonditi, ma, allo stato attuale dei fatti, non devono creare allarme”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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