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Microbioma umano, quale relazione con il sistema immunitario?

06/08/2015

La ricerca sul microbioma umano si è intensificata negli ultimi anni per definire meglio il ruolo dei milioni di batteri che vivono nell’organismo. «Diversi studi hanno evidenziato di recente come i batteri presenti nel corpo umano, ad esempio nell’intestino, possono influenzare direttamente lo sviluppo del sistema immunitario, la risposta alle lesioni delle cellule epiteliali, il bilancio energetico dell’organismo e l’insorgenza di malattie autoimmuni», spiega il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.

Per quanto riguarda il sistema immunitario, il microbioma vive con questo un rapporto “bidirezionale”, «nel senso che il sistema immunitario controlla e pattuglia le varie parti dell’organismo con dei sensori che percepiscono la presenza di microbi nell’intestino. Questi microbi sono fondamentali per la maturazione del sistema immunitario inviando segnali utili per la sua regolazione».

Ancora, la ricerca ha suggerito un legame tra il microbioma e alcune patologie: «Parte della ricerca si è concentrata sul rapporto tra microbioma e malattie infiammatorie intestinali. Dati recenti – aggiunge lo specialista – suggeriscono che alcune patologie potrebbero essere orchestrate dal mondo microbico ma in modo “sbagliato”. È in fase di sperimentazione clinica il trapianto di flora batterica di soggetti sani in pazienti affetti da queste patologie, con risultati interessanti».

Un’altra patologia accostata al microbioma è il diabete

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Cell, Host & Microbe, realizzata da alcuni centri di ricerca tra cui il Mit di Boston (Stati Uniti), ha identificato una connessione tra le variazioni del microbioma intestinale e l’insorgenza del diabete di tipo 1. I dati presi in esame riguardano 33 bambini geneticamente predisposti allo sviluppo di questa patologia.

Nei piccoli pazienti colpiti da questa forma di diabete entro i 3 anni, i ricercatori hanno osservato delle variazioni nel loro microbioma: il numero di specie che lo componevano era inferiore del 25% rispetto agli altri bambini. Inoltre è stato rilevato come la riduzione della varietà di specie presenti riguardasse quei batteri che promuovono un buono stato di salute dell’intestino. A questo si accompagnava un incremento dei batteri potenzialmente dannosi che favoriscono invece le infiammazioni. Una conferma, quest’ultima osservazione, del legame già individuato dalla ricerca scientifica tra le infiammazioni intestinali e il diabete di tipo 1.

 

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