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Prevenzione

Mirtilli rossi, nessuna protezione contro le infezioni del tratto urinario?

10/11/2016

Batteri 1-Mirtilli rossi 0? L’estratto di mirtilli rossi non sarebbe un buono scudo contro il rischio di infezioni del tratto urinario nelle donne. È la conclusione di uno studio condotto dalla Yale School of Medicine di New Haven (Stati Uniti) e pubblicato su Jama.

I ricercatori hanno visto come l’assunzione annuale di capsule contenenti estratto di mirtilli rossi non prevenisse le infezioni nel tratto urinario in una ristretta popolazione nelle donne più anziane ultra 65enni. Le partecipanti coinvolte all’inizio dello studio erano 185 ospiti di 21 case di cura dello Connecticut, negli Stati Uniti. Alle donne era stato chiesto – su base del tutto casuale – di assumere quotidianamente una pillola con estratto di mirtilli rossi o un placebo. Nel primo caso le capsule contenevano 72 mg di protoantocianidina, la sostanza che si ritiene protettiva in quanto riuscirebbe a evitare che i batteri aderiscano alle pareti interne della vescica. Il contenuto di questa sostanza è lo stesso di quello presente in poco meno di 0,6 litri di succo di mirtilli.

All’inizio dello studio circa un terzo delle donne era risultato positivo ai test per la presenza di batteri e globuli bianchi nelle urine (indicatori non della presenza di un’infezione ma comunque elementi necessari per l’insorgenza di questo disturbo). I dati disponibili alla fine dello studio si riferivano a 147 donne.

Dai risultati non è emersa alcuna differenza nei test su campioni di urine né sull’incidenza delle infezioni tra i due gruppo di donne a distanza di un anno.

Un amminoacido è più efficace del succo di mirtilli

L’assunzione di mirtilli è una delle convinzioni più diffuse in termini di prevenzione delle infezioni del tratto urinario, tuttavia le evidenze scientifiche prodotte dalla ricerca scientifica sono comunque contrastanti. Una revisione di Cochrane Collaboration del 2012 aveva concluso dicendo che il succo di mirtilli non poteva essere raccomandato per la prevenzione delle infezioni, ora questo studio conferma la scarsa utilità del prodotto.

(Per approfondire leggi qui: Cistite, quali le regole per prevenirla?)

«L’assunzione del solo succo di mirtilli non è in grado di acidificare le urine, ovvero di ridurre il Ph urinario creando un ambiente non favorevole alla riproduzione batterica nel tratto urinario», spiega il dottor Alberto Saita, urologo dell’ospedale Humanitas. «Si può invece ricorrere al succo di mirtilli come adiuvante di una terapia che sia effettivamente in grado di prevenire le cistiti ricorrenti. Tra le molecole utili c’è la metionina, da assumere a cicli periodici e di diversa durata (una settimana, dieci giorni, un mese)».

«Gli integratori che contengono questo amminoacido, a differenza del succo di mirtilli – continua lo specialista – sono in grado di ridurre la sintomatologia irritativa tipica delle cistiti. Il fine non è solo quello di abbattere la batteriuria, ovvero la presenza di batteri nelle urine, ma di ridurre gli episodi di recidiva. In parole povere i batteri possono restare ma non danno fastidio».

In quale altro modo è possibile prevenire le infezioni del tratto urinario?

«Seguendo una dieta varia, ricca di liquidi; idratandosi in maniera corretta; praticando regolare attività fisica che rilassi la muscolatura del pavimento pelvico; evitando di indossare indumenti troppo stretti e in fibra sintetica che aumentino l’umidità vaginale; urinando prima e dopo un rapporto sessuale», conclude il dottor Saita.

(Per approfondire leggi qui: Cistite, tanta acqua e tante fibre possono ridurre il rischio)

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