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Prevenzione

Calcoli renali, conoscerli per prevenirli

18/11/2003

Il rene e le vie urinarie hanno il compito essenziale di eliminare, in forma solubile, prodotti del metabolismo e ioni in eccesso. Alcuni prodotti o combinazione di questi, principalmente calcio-ossalato, calcio-fosfato, acido urico, cistina, sono poco solubili nelle urine e possono precipitare e dare origine ad una fase solida cristallina. Un cristallo o un aggregato di cristalli può dare origine ad un nucleo che cresce fino a formare un calcolo di varie dimensioni.
Abbiamo intervistato il dott. Ivano Vavassori, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni, che illustra il tipo di patologia, quali sono i sintomi, come si diagnostica e si cura e come attuare una buona prevenzione.

La calcolosi renale è una patologia caratterizzata dalla formazione di aggregati cristallini (calcoli) nelle vie urinarie, responsabili della sintomatologia tipica, la colica renale, di ematuria (emissione di sangue con le urine), e di complicanze quali l’ostruzione delle vie urinarie. Inoltre, è una patologia che tende a recidivare, pertanto chi ne soffre è esposto a nuovi e ripetuti episodi nel tempo.
Gli uomini ne sono colpiti il doppio delle donne e la fascia di età più a rischio è quella fra i 30 e i 50 anni. È un disturbo frequente perché anche in condizioni fisiologiche le urine sono spesso sovrasature per molti sali litogeni, in particolare l’ossalato di calcio.
E’ logico che, in tali condizioni, la dieta gioca un ruolo particolare. Nei paesi industrializzati, per diete ricche di proteine animali, c’è una netta prevalenza dei calcoli di ossalato di calcio (di cui è ricco ad esempio il cioccolato) delle alte vie. I calcoli possono essere unici o multipli, monolaterali o bilaterali (40% dei casi) e formarsi prevalentemente nel rene, nella pelvi, nell’uretere (calcolosi delle alte vie) o nella vescica (calcolosi delle basse vie).

I sintomi
Nella maggioranza dei casi, il dolore tipico è al fianco, irradiato ai genitali, e, a volte, si complica con infezione o ostruzione delle vie urinarie. Altre volte il calcolo può dare solo piccoli dolori alla schiena o estendersi all’ombelico e all’inguine. Raramente è causa di gravi conseguenze quali la nefrectomia o l’insufficienza renale avanzata.
Per individuare e seguire un calcolo quando è nelle vie urinarie, l’esame ideale è l’ecografia. Si tratta di un esame molto semplice, non invasivo e non dannoso all’organismo, perché non utilizza radiazioni. Può essere ripetuto tutte le volte che serve e individua anche i calcoli di acido urico, che in radiografia non si visualizzano.
Oggi la calcolosi delle vie urinarie è suscettibile di efficaci forme di risoluzione non chirurgica e di prevenzione medica delle recidive.

Espulsione spontanea dei calcoli
I piccoli calcoli renali solitari di dimensioni pari od inferiori ai 5 mm, senza sintomi né complicanze locali, hanno per ora ancora un’indicazione conservativa, limitata ad un semplice controllo periodico. Possono venire espulsi spontaneamente, sebbene durante episodi di colica renale. Quando i primi accertamenti, eseguiti dopo l’inizio della sintomatologia, evidenziano un piccolo calcolo a qualsiasi livello delle alte vie escretrici, non si pongono mai indicazioni ad alcun trattamento invasivo immediato. Se il calcolo si trova nell’uretere, è opportuno valutarne le possibilità di migrazione spontanea, ripetendo una radiografia dopo 1-2 settimane. La prescrizione urologica più comune rimane in queste situazioni la terapia idropinica, effettuata con i cosiddetti “colpi d’acqua”, sotto controllo medico. Si tratta di far assumere al paziente circa 1 litro d’acqua in un periodo di 15-20 minuti, per stimolare un’onda di iperdiuresi tale da costituire una spinta propulsiva del calcolo ureterale.

La cura
La terapia per la colica è puramente sintomatica e diretta al trattamento acuto. Se dopo i risultati degli esami delle urine, dell’ecografia e della visita è possibile un’espulsione spontanea del calcolo, si può tranquillamente aspettare più settimane sotto controllo ecografico.
La dissoluzione di calcoli renali con trattamenti orali è il traguardo finale della terapia. Esistono numerosi farmaci efficaci nel facilitare la fuoriuscita di calcoli più piccoli o rallentare la loro crescita, però non hanno effetto di scioglimento. Lo stesso vale per acqua minerale e .
Una corretta terapia della colica renale è basata sulla somministrazione parenterale (intramuscolo o endovena) di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS). La via parenterale è preferibile, poiché i sintomi gastrici spesso presenti sconsigliano l’assunzione di farmaci. Nella pratica clinica è tuttora molto più comune l’uso dei cosiddetti “antispastici“. Si tratta di farmaci ad azione anticolinergica talora associati ad antidolorifici: tali farmaci non esercitano un’azione diretta sulle cause del dolore, ma la loro efficacia è comunque indiscutibile.

La terapia interventistica
Quando un calcolo non progredisce entro un periodo di 2-3 mesi, anche in assenza di sintomatologia, si devono porre indicazioni alla sua rimozione, con le metodiche più opportune. Allo stesso modo, in caso di coliche subentranti e comparsa di febbre, l’intervento avrà indicazioni più urgenti. Fino a pochi anni fa la sola opzione terapeutica consisteva negli interventi chirurgici convenzionali, a cui oggi si ricorre solo nel 5% dei casi.
L’evoluzione della terapia non-chirurgica della calcolosi è andata di pari passo con il rapido sviluppo dell’endourologia, dovuto alla disponibilità di strumenti ed accessori sempre più miniaturizzati ed affidabili. A ciò si aggiunge l’introduzione della litotripsia extracorporea ad onde d’urto, che ha radicalmente modificato l’approccio clinico alla calcolosi partire dalla metà degli anni ’80. il calcolo è demolito dalle onde d’urto trasmesse da una macchina attraverso la pelle, senza interventi chirurgici, e i frammenti vengono successivamente espulsi spontaneamente.

La litotripsia endo-urologica
Vi sono oggi molteplici possibilità di trattare i calcoli sotto controllo endoscopico diretto. Le metodiche si possono suddividere in retrograde (uretero-renoscopia) ed anterograde (nefroscopia percutanea). Per la frammentazione si dispone di vari tipi di sonde: ad ultrasuoni, ad onde d’urto (elettroidrauliche), a laser-olmio e ad energia balistica. Queste due ultime forme di energia sono oggi le maggiormente utilizzate. L’evoluzione tecnologica in questo campo è velocissima, con il costante sviluppo d’endoscopi tanto più ridotti nel calibro, quanto più efficienti nelle possibilità ottiche ed operative. La tendenza di massima è oggi quella di prediligere in linea di massima le manovre retrograde per via naturale, anche per raggiungere le cavità intrarenali.

La prevenzione
Per ridurre il rischio di calcoli renali, la misura preventiva più importante, per tutti senza controindicazioni, è quella di bere molta acqua per mantenere diluiti i sali nelle urine. Oltre all’acqua, sono indicati il , i succhi di frutta e, con ovvi limiti, vino e birra. Meglio evitare le bevande gassate. Anche l’alimentazione è importante: quel che conta è bandire le abbuffate occasionali degli alimenti controindicati (cioccolato, frutta secca…) e consumarne regolarmente quantità ragionevoli; la copertura del fabbisogno proteico va garantita sia tramite latte e prodotti caseari che con carne, pesce e volatili. L’attività fisica e lo stile di vita sono in genere alla base di una vita sana: soprattutto in caso di lavori sedentari si consigliano regolari passeggiate o leggeri lavori di giardinaggio come pure ginnastica e moto regolari. Evitare comunque stress emotivi e fatiche fisiche eccessivi. Le persone con periodiche coliche renali dovrebbero evitare forti sudorazioni con esposizione diretta al sole o sauna.

A cura di Francesca Di Fronzo

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