Il melasma è un disordine della pigmentazione acquisito e può manifestarsi anche in gravidanza, con la comparsa di macchie scure sulla pelle, in particolare su guance, labbro superiore, naso e fronte.
L’associazione tra melasma e gravidanza è ben nota da anni e i padri della dermatologia avevano coniato il termine cloasma proprio per definirlo come entità clinica a sé stante.
Queste macchie possono non regredire spontaneamente e in questi casi occorre intraprendere specifici trattamenti, efficaci anche per i fototipi più scuri.
Ne parliamo con il dottor Salvatore Rini, dermatologo di Humanitas San Pio X.
Le cause del melasma
Le cause del melasma possono essere molteplici. Tra queste:
- predisposizione genetica
- stress
- uso di creme profumate
- farmaci fotosensibilizzanti
- pillola anticoncezionale.
Durante la gravidanza, l’aumento degli estrogeni induce i melanociti, le cellule responsabili della pigmentazione della pelle, a produrre più melanina. Questo processo porta a un imbrunimento di alcune aree anatomiche: quasi tutte le donne incinte notano un imbrunimento delle areole mammarie e la comparsa della linea nigra.
Come trattare il melasma in gravidanza?
Di solito, il cloasma scompare spontaneamente nei mesi successivi al parto. Tuttavia, se le macchie persistono, è consigliabile consultare uno specialista dermatologo. Dopo una diagnosi accurata e l’esclusione di altre patologie, comprese quelle tumorali, il dermatologo può proporre diverse strategie terapeutiche.
Durante la visita, le macchie vengono valutate con il punteggio MASI (Indice di Area e Severità del Melasma). Basandosi su questo indice e sul fototipo della paziente, il medico può suggerire trattamenti come peeling chimici che bloccano la produzione di melanina. A volte, viene adottato un trattamento combinato.
L’ approccio terapeutico d’elezione e sempre più usato è il peeling chimico a base di idrochinone o acido glicolico. Questi peeling inibiscono l’enzima che produce melanina, ma devono essere applicati da personale medico esperto per evitare complicazioni. Anche in questo caso, arrossamenti e bruciore sono comuni dopo la procedura.
Un’altra opzione terapeutica è la laserterapia. Tuttavia, la laserterapia non è sempre ben tollerata, soprattutto per il melasma nelle pelli più scure, può causare iperpigmentazione o ipopigmentazione e, in alcuni casi, peggiorare il quadro clinico. Questo accade perché il raggio laser potrebbe danneggiare la giunzione dermo-epidermica e stimolare ulteriormente l’attività dei melanociti.
Per tale motivo, ha sempre meno indicazioni sul melasma.
Dopo la laserterapia, è comune riscontrare reazioni cutanee come:
Questi sono sintomi che di solito si risolvono rapidamente senza necessità di ulteriori trattamenti.
La fotoprotezione SPF50+ è essenziale per il successo del trattamento poiché riduce il rischio di recidive e la formazione di nuove macchie. In commercio esistono fotoprotettori specifici che contengono molecole depigmentanti come l’ossido di zinco.