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Ortopedia

Rottura dei legamenti del ginocchio, necessario rispettare i tempi di recupero

22/01/2018

La rottura dei legamenti del ginocchio è uno degli infortuni più debilitanti dell’articolazione tanto per gli sportivi professionisti quanto per gli sportivi amatoriali. Tornare a calcare i campi di gioco, a scivolare sulle piste di sci, a sudare sui parquet delle palestre è il loro obiettivo. In che modo questo rientro sarà più sicuro, senza il rischio di andare incontro a una seconda lesione legamentosa? Ne parliamo con il dottor Enrico Arnaldi, Responsabile di Ortopedia artroscopica e ricostruttiva del ginocchio di Humanitas.

I legamenti del ginocchio

I legamenti dell’articolazione possiamo definirli “periferici”, che rinforzano cioè la capsula articolare, e “centrali”, all’interno dell’articolazione stessa: i due crociati, quello anteriore e quello posteriore. Il ginocchio è esposto al rischio di infortuni per la sua complessità anatomica, biomeccanica, e perché ha la funzione di reggere il peso del corpo soprattutto durante il movimento. Se la stabilità è appannaggio dei legamenti, ovvero quei tessuti che collegano due o più ossa tra di loro, la funzione di assorbire le forze che vengono esercitate sull’articolazione è propria dei menischi.

Sebbene tutti e quattro i legamenti possano andare incontro a rottura, per la loro posizione e per il ruolo che svolgono, i più esposti a lesioni sono i legamenti crociati. Movimenti di rotazione, stop e cambi di direzione improvvisi ma anche dei traumi diretti al ginocchio, come una caduta sciando, possono causare una rottura dei legamenti.

Rischio recidiva

L’esito e l’eventuale trattamento della prima lesione dei legamenti è rilevante ai fini della prevenzione di un secondo evento traumatico: «Un ginocchio che non ha subito la ricostruzione dei legamenti lesionati – spiega il dottor Arnaldi – più facilmente può andare incontro a un nuovo infortunio se non viene corretta l’instabilità legamentosa».

«Nei soggetti attivi, magari di età non troppo avanzata, infatti, si prospetta sempre l’opzione dell’intervento chirurgico di ricostruzione dei legamenti: questi pazienti però hanno una percentuale maggiore di andare incontro a una “recidiva” soprattutto se la ripresa dell’attività fisica e sportiva non ha rispettato i tempi necessari per una “guarigione biologica” delle strutture ricostruite».

tempi di recupero dopo la ricostruzione dei legamenti devono essere rispettati scrupolosamente: «È fondamentale conoscere e rispettare i tempi che la biologia richiede per la maturazione dell’innesto utilizzato per la ricostruzione dei legamenti. Sono necessari molti mesi, a volte anche un anno», avverte il dottor Arnaldi.

Anche se stabile, un ginocchio che ha subito un intervento del genere è comunque a rischio se il recupero viene forzato: «È più predisposto a un nuovo evento traumatico, un’eventualità che può addirittura interessare l’altro ginocchio, quello non operato, per un deficit neuro-propriocettivo, posturale o di destrezza, senza contare altri possibili fattori predisponenti come, ad esempio, la conformazione scheletrica del ginocchio».

Valutare il paziente

Prima del ritorno all’attività sportiva o ricreativa, è necessaria un’accurata valutazione delle condizioni fisiche del soggetto sia che desideri tornare a praticare sport a livello amatoriale o agonistico: «I preparatori atletici che seguono i ragazzi e le ragazze impegnati nell’agonismo dovrebbero valutare il rischio di un nuovo infortunio con una serie di test. Se questo è reale, è necessario eseguire un programma specifico di preparazione atletica e fisica al fine di prevenire o ridurre sensibilmente il rischio di infortunio».

«Per un soggetto che fa sport nel tempo libero, invece, il consiglio più stringente è quello di non forzare i tempi di rientro, di farsi seguire da specialisti professionisti che sappiano proporre un programma di riabilitazione mirato per il ginocchio per tutti i mesi successivi all’intervento», conclude il dottor Arnaldi.

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