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Rio 2016, il golf torna olimpico: un’attività per tutti, amica del cuore

29/07/2016

Dopo 112 anni il golf è di nuovo uno sport olimpico. Prima di Rio 2016 era stato inserito nel programma olimpico solo a Parigi nel 1900 e a St. Louis quattro anni più tardi. Saranno quattro gli atleti in rappresentanza dell’Italia, equamente divisi tra gara maschile e gara femminile.

Sebbene il golf non faccia registrare i numeri delle altre discipline (al 2015 i tesserati della Federazione italiana Golf sono 90.027), negli ultimi anni ha conosciuto una buona diffusione: i circoli sono 417, nel 1999 erano 258. Il golf ha dalla sua due caratteristiche che lo rendono piuttosto appetibile: «É un tipo di attività sportiva per tutte le età e si pratica all’aria aperta. E con il tempo è diventato ancora più accessibile», riconosce il dottor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del ginocchio e traumatologia dello sport dell’ospedale Humanitas.

Pertanto la salute di tutti ne può beneficiare: «Al di là dell’attività agonistica, che anche per il golf, come tutti gli sport, richiede fatica e un impegno costante, questa disciplina è alla portata di tutti e può essere praticata per mettersi in movimento e garantirsi una buona forma fisica».

Grazie alle lunghe camminate il golf fa bene al cuore

Non si tratta solo di colpire una pallina con una mazza. Il golf, infatti, richiede tecnica, equilibrio, coordinazione e soprattutto buone gambe per macinare chilometri: «I giocatori di golf camminano molto e sappiamo che solo la semplice camminata innesca dei processi benefici per tutto l’organismo, dall’apparato cardiovascolare a quello respiratorio al metabolismo. Anche se il golf è uno sport a intensità moderata o lieve, comunque una partita può durare anche 4-5 ore e dunque può far mettere in movimento il golfista per un tempo più che congruo».

(Per approfondire leggi qui: “Golf, anche senza lezioni è basso il rischio di traumi”, vero o falso?)

Oltre alla camminata il golf mantiene allenate le articolazioni e la muscolatura di tutto il corpo. «Se camminando durante la partita si mettono in moto gli arti inferiori, il tronco e gli arti superiori vengono sollecitati dai tipici movimenti del golfista. Il cosiddetto “swing”, ovvero la rotazione del corpo per colpire la palla, agisce su schiena, spalle e braccia, quindi gomito e polso».

E queste sono le sedi in cui sono più frequenti gli infortuni. Una tipica condizione che costringe appassionati e atleti a tenere ferri e legni nella sacca richiama proprio il golf: è il “gomito del golfista” ovvero l’epitrocleite, l’infiammazione dell’epitroclea, una protuberanza ossea dell’omero. «Ma oltre al gomito del golfista, bisogna prestare attenzione a polso, colonna vertebrale, in particolare zona lombare, e spalle», aggiunge lo specialista.

Come prevenire questi infortuni nel golf?

«Fondamentale la preparazione atletica, quindi l’allenamento, ma anche aver appreso bene le tecniche. Chi non è padrone della tecnica del golf – oltre a dover fare i conti con la frustrazione – rischia davvero di farsi male. Lo stretching, l’allungamento dei gruppi muscolari interessati con esercizi di rotazione e per migliorare la flessibilità sono gli strumenti indicati per prevenire gli infortuni nel golf».

(Per approfondire leggi qui: Il gomito? Del tennista ma non solo!)

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