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Infortuni, “nel calcio ancora poca prevenzione”

21/09/2015

Gli infortuni nel calcio: incubo di tifosi, allenatori, dirigenti e, soprattutto, di calciatori. Un infortunio può interrompere un match decisivo o compromettere un’intera stagione. «Il numero degli infortuni è fortemente aumentato negli ultimi anni. La prevenzione è lo strumento fondamentale con cui tutelare la salute degli atleti, ma di fatto se ne fa ancora poco», dice il dottor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport dell’ospedale Humanitas.

La prevenzione degli infortuni è l’oggetto di analisi scelto dal dottor Volpi per il libro Football Traumatology (ed. Springer), che ritorna con una nuova edizione aggiornata dopo la prima uscita del 2006. «Football Traumatology è un’antologia dedicata alle più frequenti patologie muscoloscheletriche nel calcio, alla loro prevenzione, al trattamento e alla riabilitazione degli atleti colpiti. Un libro utile per ortopedici, traumatologi e medici dello sport».

L’Uefa  misura l’impatto degli infortuni sulla salute dei calciatori e le conseguenze sui team, combinando l’incidenza e la severità degli infortuni. Nella stagione 2013/2014, secondo il Report sugli infortuni dei Club Elite, l’impatto medio degli infortuni nelle partite ufficiali è stato di 509 giorni di assenza ogni 1000 ore di gare. «Ogni 10 infortuni 3 sono sportivi. Considerando l’alto numero di atleti, professionisti e amatori, che si dedicano al calcio, nell’ordine del milione, è facile intuire la mole di infortuni. Questi sono in aumento per una serie di motivi: dalle caratteristiche del calcio moderno, più intenso e veloce, all’importanza data alla fisicità del calciatore, dalle sessioni di allenamento al numero di match ufficiali nelle stagioni», sottolinea l’autore di Football Traumatology.

Infortuni in aumento per l’importanza data agli aspetti fisici del calcio

«Fino agli anni ’80 erano prevalenti gli aspetti tecnico-tattici delle squadre: la palla era l’attrezzo dell’atleta. Oggi non è più così. Oggi – sottolinea il dottor Volpi – l’attrezzo di gioco del calciatore è il suo fisico. Da qui l’alto numero di infortuni: chi non è in forma e non ha una struttura fisica in grado di rispondere bene alle sollecitazioni è a più alto rischio. Con lo stress che il fisico subisce e l’alto numero di allenamenti e partite, è anche aumentato il numero di infortuni da sovraccarico».

Come si può fare prevenzione degli infortuni nel calcio?

«La prevenzione è una partita con molti giocatori: medici, allenatori, dirigenti e calciatori, naturalmente. Il personale sanitario dei club fa prevenzione innanzitutto con la conoscenza dettagliata dei calciatori: per ogni calciatore c’è una tabella con tutte le informazioni sul suo stato fisico, su quali infortuni ha subito. Grazie a queste informazioni si può fare prevenzione primaria, uguale per tutti, e secondaria, ovvero mirata per ogni singolo calciatore, allo scopo di evitare recidive» (Per approfondire leggi qui: Crioterapia per prevenire gli infortuni).

«Alcune delle regole di prevenzione primaria sono valide non solo a livello professionistico ma anche per gli amatori: il riscaldamento prima della gara, un buon allenamento e il rinforzo muscolare per supportare le articolazioni, il recupero corretto dopo la gara e il riposo tra un match e l’altro», spiega lo specialista.

Oltre alla prevenzione nel libro si parla anche di trattamento degli infortuni: com’è cambiato negli anni?

«La medicina applicata allo sport ha fatto tantissimi progressi, basti pensare che fino a 30 anni fa non si usavano accertamenti diagnostici certificati come ecografie e risonanze magnetiche. Gli accertamenti diagnostici di secondo livello sono diventati sempre più sofisticati. Allo stesso modo – conclude il dottor Volpi – lo sono diventati gli strumenti usati dai medici dei club per valutare il recupero di un calciatore prima del rientro in campo, dai  test di laboratorio come l’isocinetica che misurano la forza dei muscoli degli arti inferiori ai  test di campo che valutano la performance degli atleti».

 

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